Eccomi a Guayaramerin,
con 700 km sul fondo schiena. Il viaggio inizia alle 4:30 di mattina, con i bambini che escono di casa per abbracciarmi. “Dios te bendiga”, mi sussurrano mentre cerco nella notte la torcia di Steve e Indira, riuniti dalle 4 per le preghiere di gruppo.
“I love you brother” mi dice Steve ed è il momento di andare. La luce del faro funziona, ma punta all’estrema destra, così, almeno fino all’alba, guido con prudenza. Per mettermi lo stivale destro, rotto in più punti e lacerato in corrispondenza di dove ho la ferita, ho provato un dolo lancinante alla caviglia. Ma una volta messo, la sensazione di protezione che ricevo nell’indossare casco, giacca, pantaloni e tutto l’altro equipaggiamento moto, rende la guida su sterrato molto più serena.
La strada e`piana e di quando in quando i camion lenti che supero, alzano davanti a me coltri fittissime di terra, che mi impediscono di vedere e di respirare.
Le Anakee che monto sono al 20% e totalmente inadatta per questo tipo di terreni. Se piove o incontro del fango, posso dire addio alla serenità e cominciare a familiarizzare con la posizione sdraiata in cui presto mi ritroverò.
Il sentiero però si fa più piano ad ogni km. Non ho il radiatore funzionante, non ho la ventola funzionante ed il liquido refrigerante e`colato tutto fuori dalla vite del transistor di temperatura. Posso solo mantenere una velocità media di 60 o superiori, per evitare che il motore si surriscaldi.
A rendere il tutto più complicato è la mancanza del quadro strumenti, che era solito dirmi quando la temperatura era troppo alta ed era quindi il caso di fermarsi per 5-10 minuti.
Manca il parafango anteriore e tutti i detriti di terra che la ruota anteriore raccoglie dal manto stradale, sbattono sulla visiera.
Insomma, uno stile di viaggio precario, grezzo, ma estremamente vivido. Non mi dispiace affatto!
I km seguono in tranquillità e scatto alcune foto al sorgere del sole e poi nella città di Sana Rosa, dove mi fermo per la colazione. Sono le 6 e mi viene naturale pregare prima di mangiare. Immagino che 3 mesi passati in Familia Feliz abbiano lasciato il segno.
Chiedo in giro per della Benzina, ma i due distributori principale nell’avenida espongono un cartello che cice “NO HAY GASOLINA”. Ieri notte ho messo 90 bolivianos di benzina, e sono partito da Rurrenabaque con il serbatoio pieno e le taniche laterali piene.
La ruota posteriore è abbastanza sgonfia così pago 2 bolivianos per gonfiarla con un compressore. Mi accorgo dopo 50 km che la gomma perde aria e che e`forse il caso di farla controllare.
Perfetto, ci mancava anche una foratura in questa tappa rapida di 700 km!
Quando la ruota è ormai a terra, appare dal nulla una comunità di pastori a cavallo che dirigono un gregge di vacche lungo la strada. Il manto del suolo è rosso, così simile ai sentieri che,nel 2007, ho percorso diretto a Cape York, Australia. Mi fermo a chiedere se ci sia un gommaio nei paraggi ed il medesimo ragazzo che mi risponde, mi invita ad entrare per effettuare la riparazione.
Sembra fatto a posta. Più volte mi sono ritrovato a percorrere zone deserte della campagna di molti paesi e accorgermi di una grave foratura in prossimità di un paesello di cui ignoravo l’esistenza.
15 Bolivianos e mi rimetto in marcia, dopo aver aiuto il ragazzo nella riparazione, aver scattato foto ed aver offerto a tutta la sua famiglia qualcosa di fresco da bere. Un inconveniente come questo, c può anche stare. Del resto e`una strada sterrata. I fori erano due, in prossimità della giunzione della camera d¡aria eseguita dalla casa costruttrice.
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Mi rimetto in marcia e quando arrivo al piccolo paesello di Yata, che sbuca dietro ad un ponte, approfitto della stazione di servizio e faccio un secondo pieno.
50 bolivianos per il serbatoio primario e sono di nuovo in marcia. Però la ruota posteriore e`di nuovo sgonfia e comincio ad avvertire uno stato enorme di rabbia salirmi dentro.
Ma come? Forare 2 volte in meno d 2 ore? Ma che diavolo succede oggi?
In giro tutti mi dicono che non ci sono meccanici, gommaio e nemmeno aria compressa per gonfiare la ruota e continuare finché non si risgonfia. Almeno per guadagnare qualche km.
Un camionista mi invita ad usare il suo compressore e rigonfia la ruota augurandomi di trovare una soluzione.
Quando il sole delle 12 è alto nel cielo ed entro nel tratto di 260 km che taglia la pampa, la mappa mi dice che non ci sono paeselli o città almeno fino al mio arrivo a El Chorro (a 260 km appunto). Ho ancora quella rabbia dentro, che si manifesta nello stesso modo con cui la testardaggine mi dice di continuare avanti, senza pensare alle conseguenze. Così sfreccio a 120 km sul manto piano e rosso della strada, avvistando coccodrilli a bocca aperta nelle paludi al lato della strada. I fenicotteri bianchi volano al mio passaggio e mi cagano sulla giacca, rendendo questo rettilineo sulla polvere una delle traversate più sceniche che ho mai percorso.
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Per un attimo, il fascnio che la natura mi suscita, toglie dalla mia mente la certezza che fra pochi km non avrò piu`aria e dovrò confrontarmi con il problema foratura, di nuovo. Scatto alcune foto agli animali ed e`già ora di arrendersi all’evidenza.
La ruota posteriore e`di nuovo a terra, dopo 2 ore da quando l’ho fatta rattoppare la prima volta.
Dai tempi di Santiago mi portavo dietro una bomboletta di schiuma per camere forate, ma dopo le altitudini gli spalzi termici ed il tempo che ho passato in sella a questa moto da quando ho lasciato Santiago, agito il FAST con un certo scetticismo.
Avvito il tubo alla filettatura della camera d’aria, seguo i punti delle istruzioni e spruzzo. Niente, esce un po’ di schiuma, ma il contenuto della bomboletta e`danneggiato.
Mi rimetto in marcia, vinto dal calore e sudato fradicio.
Velocità minima, con la moto che segue diritta ed alcuni veicoli che da dietro mi sorpassano lasciandomi a tossire ciecamente in una coltre di terra. Dopo poco l’impazienza vince su di me ed apro il gas, sperando di trovare qualcuno piu`avanti.
Niente. E quel che e`peggio e`che la camera d`aria si strappa si appallottola dentro il pneumatico.
Mi fermo e non s che fare. Ho imparato negli anni a confidare sulla solidarietà degli altri ed a spiegare la situazione senza cadere in suppliche auto-commiserative o patetiche.
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Fermo i passanti e con l’aria di chi vuole chiedere un parere, chiedo se e`possibile ricevere un passaggio. Nemmeno insisto. Li lascio pensare, perché in fondo e`colpa mia se sono lì e devo vedermela da solo.
Il primo camionista mi dice che non ha spazio e mentre incalza a parole le sue scuse per cercare di giustificarsi, lo ringrazio con un sorriso e torno alla moto.
Non importa, fratello, chiederò al prossimo.
Il prossimo mi dice lo stesso ed alla terza si ferma un tedesco. Viaggia su un Toyota Defender super accessoriato da 5 anni e credo lui sappia cosa vuol dire aiutare qualcuno in nome di chi ti ha aiutato in passato.
Mi chiede un po’ di cose e con i suoi attrezzi mi aiuta a togliere la camera d’aria e verificare che sia strappata. Passa un ragazzo in moto e dice che a 18 km più a nord c`è una comunità che potrebbe aiutarmi.
Non posso lasciare la moto qui, magari se non ti scoccia puoi prendere la mia ruota e cercare qualcuno che ci metta una camera d’aria nuovo.
Nessun problema. Se ne va con la mia ruota, la sua auto e 60 dei miei bolivianos. Nella ora di sole caldissimo che condisce la lunga e tediosa attesa, parlo con me steso, canto canzoni e sento che non ci sono preoccupazioni in più. Credo che la fiducia nelle persone possa dare ad un viaggiatore la serenità che gli serva per toccare la sensibilità di chi si offre di aiutarlo.
Lo posso dire con quasi 5 anni di esperienze in questo senso.
Il tedesco torna con la mia ruota e con il resto. Dice che il raggio 17 non era disponibile e che quindi ci ha fatto mettere una camera di 18. Lo ringrazio, gli chiedo il suo programma di viaggio e quando scopro che andiamo in direzioni diverse lo saluto e sfreccio a nord per recuperare il tempo perduto.
Arrivo a El Chorro, per un pieno benzina lle 17. Non ho pranzato, non ho bevuto, non ho più soldi e mancano 150 km alla mia destinazione, l’orfanotrofio di Wayara.
Arrivo a Riberalta di notte, in cerca di un ATM dov prelevare dei contanti da usare in Brasile per i primi giorni.Non potrò rientrare in Bolivia direttamente, quindi una sosta di tre giorni in Brasile è obbligatoria.
Con i contanti nel marsupio, mi avvio verso l`ultima parte di strada. Il rettilineo e`ampio e dritto ed il tempo mi e`tiranno. Spalanco e, a massima velocità´mi accorgo che c’è una corda tesa in mezzo di strada.
Non ci sono luci. Inchiodo sullo sterrato avvicinandomi alla corda (si chiamano Tranca e sono i passaggi pedonali bolviani). La ruota posteriore sgomma e slitta sulla terra, spostandosi sempre piu’ alla sinistra. Sono di traverso, con le mani sul freno e la corda a pochi metri da me. La ruota ormai prende un angolo troppo ampio rispetto alla mia direzione di marcia e quando metto il piede a terra, mi schianto al suolo su un fianco, cadendo per terra seduto.
Mi tolgo il casco: Buona sera – dico al poliziotto che mi siede davanti
Gli chiedo incazzato perché non ha alzato la corda. Lui dice perché quello è un posto di controllo ed io gli faccio notare che non ci sono luci e che prima di farmi ammazzare poteva almeno togliere la corda dalla mia marcia.
Mi controlla il passaporto e mi lascia passare.
Piu`avanti, nella notte, un uomo con una moto mi sventola la sua mano in cerca di aiuto. E`tardi, ho fame, è notte e lui e`lì solo in un luogo che potrebbe celare delle brutte sorprese.
Però ripenso alla regola della solidarietà in viaggio e mi fermo. Mi dice che non può avviare la moto e con i miei attrezzi noto che la candela non fa scintilla.
Deve essere la bobina.
Mmm, non so – faccio io
Ho con me la camera d’aria strappata che ho sostituito oggi. Decidiamo di legare le moto assieme con quella e di trainare la sua con la mia fino alla città. Alla Tranca, il poliziotto con cui mi ero arrabbiato per la corda e la caduta, vede che sto aiutando un boliviano e si complimenta con me.
Questa e`brava gente – dice il ragazzo in moto
Quando lo saluto in prossimità di casa sua, mi rendo conto che a volte il minimo dello sforzo richiestoci per aiutare qualcuno, pu`fare enormi differenze nella vita di chi ha bisogno e che lo stesso principio vale sia per le cose piccole che quelle grandi.
Ripasso alla Tranca, senza cadere. ;-P
Sfreccio a più non posso nella notte, in questa strada piana e verdeggiando che illumino con la luce di traverso del faro rotto. Quando manca ormai poco alla mia destinazione, l’alta velocità, la scarsa visibilità e la distrazione, mi fanno finire su un cumulo di terriccio al lato della strada.
Urlo, mi spavento e cado di nuovo disastrosamente.
Anche se con il casco, l’urto alla testa è violento e la spalla su cui grava la caduta, inizia a farmi male.
Rimango al suolo per un po`, con il terriccio nelle narici ed un dolore alla spalla che mi spaventa.
La moto non ne vuole sapere di partire. Il telaietto del faro si e`piegato e non posso sterzare a destra. La top case rimasta intatta dopo l’incidente adesso e`rotta e la borsa anteriore Famsa pure.
Rotte le plastiche del para mani Ufo Plast e piegato il rubinetto del serbatoio.
Riesco a trovare il modo di riavviare il motore dopo 10 minuti. Ho tolto il casco, la giacca ed il marsupio ed uso la luce per leggere che ho con me per vedere qualcosa. Passano alcune auto, sfrecciando accanto a me senza vedermi.
Sono nel mezzo della foresta, non ci sono luci ed il colpo alla spalla mi impedisce di fare forza sul telaietto per piegarlo dal lato opposto e cercare di continuare nella mia marcia.
Dedico di seguire senza sterzare a destra, piegando la moto per fare le virate.
Sono le 21, sono stremato e quel che e`peggio ho formiche dentro al casco e la giacca che sono entrate quando ho messo queste cose per terra in cerca dei guasti alla moto.
Tolgo il casco e metto la giacca alla vita.
Se ricado adesso, ritorno all’ospedale.
Arrivo a 6 km dall’Orfanotrofio di Wayarà, ma sono così`stanco che non lo trovo. Arrivo disperato alla città, dove pago 30 bolivianos per una sudicia e patetica stanza di albergo. Esco a mangiare dopo una doccia e mi accorgo che il dolore al braccio aumenta sempre di più.
ps. scrivo questo post a poche ore dal mio ingresso in Brasile. va tutto bene, ma i fatti di ieri volevo raccontarli nel modo crudo con cui sono capitati. Non ho potuto postare le foto, perché ho lasciato il mio pc a Familia Feliz, dove tornerò entro venerdì.
Hai mai pensato di farti benedire da un prete frocio??? 😛
d’ora in poi per qualche giorno vai con cautela perche mi pare di capire che il tuo angelo custode si sia preso un po di ferie
quindi………
aspetta che lui rientri in servizio
bon route ragazzo
TU SEI PAZZO!!!!
Prendi tutto con un pò più di calma, mi pare che ti porti ancora tanta rabbia dentro dall’incidente.
Dai.., è bene quel che finisce bene.., e ci sei per continuare ad imparare di più dopo ogni urto. Forza e continua a mangiare vita mentre guadagni km percorsi 😉
Uly
.., e mi scordavo: una cosa è certa.., se il tuo cavallo continua a ricevere tante pacche.., mi sa che presto dovrai trovarti un’altro.., purtroppo e non dire che non sei motociclista! 😉
Da non crederci, questa si che è iella, meno male che trovi sempre il buon umore e lo spirito giusto per proseguire
Wow…ma non stai un po’ esagerando? A forza di cadute così finisci per buttare la moto e trovarti con un po’ troppi acciacchi!
Fai attenzione per favore!
Comunque bel racconto, ne ho davvero apprezzato il ritmo e sei riuscito a farmi rivivere la tua esperienza…
Riposati in questi giorni brasiliani 😉
Take care!
Ah ah ah! Gionata, sei un vero duro!!!
Continua così, cazzuto ed operativo! Io nn ti dirò di far attenzione, a quello ci pensa già la mammina, ma mi dispiacerebbe dover venire al tuo funerale. Quindi, ogni tanto, fermati e ragiona… PRIMA. Dopo è troppo tardi!
X il resto, vedo ke il tuo solito culo nn ti ha abbandonato e nonostante le mille peripezie, sei ancora in piedi. Fai solo ke questa esperienza ti sia servita x quello ke sono i tuoi limiti (ma anke della moto).
A presto!
Ps: ma la prostata, la stai usando? XD
no, mannaggia….
Ahhhh! Ecco il perchè di cotante sciagure!
Eccesso di testosterone! Ora sai come eliminare la sfiga e per tua fortuna, sei in BRASILE!
Forza Gionata, vedrai che si sistemerà tutto e questo periodo un pò nero passerà…e magari tornerai ad usare la prostata! eheheh
No ragazzo, i punti esterni sulla testa nascondono nascondono forse un furto di cervello ?
Se è così sei fritto, eheh !!!
Ehi non farci mancare le tue prossime avventure, altrimenti chi andiamo a trovare per spassarcela.
Buona fortuna Gionata e ricordati sempre che ti vogliamo bene, dunque mantienti intero.
Ciao
Fabrizio
Che vuol dire “che fatica fare i conti???????????”
Ma chi lo ha scritto?
Fabrizio, izio, izio….
Nn capisco! Nn leggo nulla nel messaggio di Fabrizio su “che fatica fare i conti”. Boh!
leggete leggete anche il passato !
io mi chiedo perché per scrivere due o tre cavolate devo risolvere la somma : 2 + 6 = ……..
tutta fatica inutile non credete ?
8 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
e`una verifica per lo spam fabrizio…..
daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
di la verità, hai il debito formativo a Matematica!
analisi 1 = 19
analisi 2 = 19
ma era per fare coppia, il prof. era uno stronzo !
analisi 3 = 30 ( matematica differenziale e trasformate di fourier e di laplace )
eheh, il prof. una dolce fanciulla !
Ciao Gio’,
ma secondo me stai esagerando con l’imprudenza e con le cose fatte senza pensare alle conseguenze!
Eppure a fare lo scemo c’hai rimesso un bello sfregio e tanti dolori!
Torna a fare le cose a modo e cerca di non dimenticarti che per viaggiare bisogna rimanere interi!!!sgraaaat sgraaaaat ;o)
Un abbraccio e pensaci un po…
C.
Ciao Gionata, vedo che il momento sfortunato continua a non lasciarti, cerca di stare attendo e vedi di rimettere un po su quella moto che ne ha proprio di bisogno, se mi mandi una email dei pezzi che ti potrebbero servire vedo che riesco a fare ma non ti assicuro nulla…
Ciao
Grazie,
e volentieri, i lettori appassionati si sono già messi in moto:
https://www.partireper.it/2009/10/20/lista-ricambi-usati-honda-transalp/
vedendo le foto ho capito che stà diventando sempre +dura fare questo viaggio con la moto messa così…
ti voglio bene e ti mando tanti baci…
elisa marzabotto
ragazzo mio, sei proprio suonato….
ma mi hai fatto vivere per intero la tua avventura….
testa sulle spalle e lamps!