Da Il Reporter: http://www.ilreporter.com/partire-per/2009/03/30/partire-per-viaggiare-non-per-arrivare
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“Partire per”
Partire per viaggiare, non per arrivare
E’ con un certo pudore che parlo del mondo in cui viaggio. Perché le parole sono come contenitori e la bellezza di quei panorami, di quelle strade e delle persone che le abitano, è incontenibile.
Non puoi raccontarla a parole. Non puoi riprodurla su pellicola.
Puoi soltanto commuoverti per l’imbarazzo esistenziale che tanto splendore ti suscita.
Il sogno di un viaggiatore non é quello di allontanarsi da casa, bensì quello di ricercare il significato di ciò che esiste al di fuori di essa e racchiuderlo in pillole di verità cui far dono chi aspetta il suo ritorno.
Questo ritorno non ha tempo, né distanza. Esso coincide con il disinnamoramento per strada, cui il viaggiatore ha fino ha quel momento fatto da compagno, come la loro fosse la più bella storia d’amore.
Esatto!
La strada la ami o non la ami. Lei può essere la tua compagna o la tua puttana. Puoi chiederle di aprirti il cuore o puoi pagarla affinché appaghi le tue impellenze.
Tutto dipende dal sentimento con cui ti concedi a lei.
Il mio primo viaggio risale al 2001.
Avevo 17 anni, 150 mila Lire da parte ed avevo letto “Sulla strada” di Kerouac.
Volevo affacciarmi sul mondo, scoprire quali fossero le storie raccontate da chi ci vive. Quale fosse il sussurro del mare di notte, accampandomi furtivamente con un sacco a pelo sulla spiaggia. Volevo poter alzare un pollice al cielo a braccio teso e salire a bordo di un’auto che mi avrebbe portato chissà dove.
Volevo fidarmi. Volevo conoscere.
Il mio secondo viaggio fu nel 2002, a 18 anni.
In famiglia era ormai chiaro che la mia necessità di espormi alla strada ed al mondo, non era stata solo un capriccio adolescenziale della durata di un’estate.
Quell’anno partivo con una bicicletta, una chitarra e 150 euro.
L’impatto fisico cui sottopormi fu impegnativo, ma per amore chi non si pedalerebbe 170 km al giorno sotto al sole, per un mese?
Al mio ritorno avevo 7 kg da recuperare ed un sorriso a 36 denti!
Oggi vi scrivo dal Cile, a distanza di 4 anni dalla mia partenza dall’Italia in moto.
Ho sempre pensato che un viaggio, come insegna la cultura nomade, debba essere un’esperienza da affidare ad una mobilità tutta propria.
Se non a piedi, a cavallo o in bici, dunque in moto!
Mi affascina pensare di avere il privilegio di partire, fermarmi, dormire, mangiare, riposarmi e gestire il mio tempo e l’approccio alla strada, in modo totalmente autonomo, senza code alla biglietteria di un terminale bus, soste bagno alle stazioni di servizio, check in esausti negli hotel e code nei musei.
Se sono fortunato dormo a casa degli abitanti del posto, che mi invitano, altrimenti monto la tenda in un bosco.
Con questa rubrica su Il Reporter, mi propongo di condividere con voi il mio viaggio autofinanziato che comporta soste di 6-12 mesi nei paesi che visito, per risparmiare i soldi con cui percorrere i km di domani.
Ho lasciato l’Italia nel 2005 con 2200 euro e la speranza di vivere un’avventura.
Ad oggi ho coperto 165000 km, visitato 27 paesi, vissuto e lavorato in 4 di essi e sono contento di continuare.
Mi propongo di raccontare il mondo secondo la mia scala di valori e le mie esperienza su pelle, condividendone soprattutto l’aspetto personale, sentimentale, conoscitivo, umano ed etico che deriva da un’esperienza di questo genere.
Un abbraccio
Gionata Nencini
Partire non per allontanarsi da casa ma per tornare e condividere esperienze… Praticamente mi hai ammazzato!!! 😀
Non dirmi che ne dubitavi…
Tranquillo. lo so che per te è così. E per me che è QUASI l’opposto.
;-P