11 Marzo 2013
Ho dormito benissimo.
Non un rumore, non un tentato assalto e quando mi sveglio scorre tutto liscio come l’olio. Impaccamento moto? OK! Ricerca colazione? Ok – la trovo nella stessa casona di ieri sera, a due minuti da dove ho dormito. Controllo olio? Ok Strada per San Cristobal de las Casas ? Ok
Ho da fare 800 km e non posso arrivare quando mi pare a me. I ragazzi vivono a 80 km dalla città e vengono su a trovarmi attorno alle 19 per passare un po’ di tempo con me, quindi non è che posso prendermela comoda ed arrivare alle 23. Per cui autostrada e rizzati! Come si dice a Firenze. E quando sono in autostrada i km scorrono rapidi ed indolori, senza tante sorprese e nemmeno tante foto. Attorno a me, a tratti ci sono solo il mare e qualche posto di blocco della polizia che mi ferma e mi chiede da dove vengo e come mi sta trattando Messico. La battuta del “mi regali il tuo fucile” funziona sempre, specialmente quando le armi che usano sono delle Beretta.
Poi arriva a Pelenque, dove fra il caldo del mezzogiorno, la folla turistica e la fame, decido di entrare in centro in cerca di un pasto e chissà, un po’ di internet per dire a Miguel che sono vicino e che arrivo in orario. C’è una tazzina su ogni tavolo, con dentro una salsa che sembra piccante. E’ di colore scuro, sembra densa e terrosa ed è arricchita da pezzetti arrostiti di cipolla. Mi servono delle tacos come spuntino, mentre decido cosa ordinare e con un gesto generoso ricopro un taco con la salsa che, più liquida di quel che pensavo, colora la superficie gialla del taco e ritorna rapidamente nella tazzina, gocciolando da tutte le parti.
Ok, inzuppo il cucchiaino nella tazzina, ne estraggo il sedimento denso che era nascosto sotto ai pezzi di cipolla, ci riempio il taco e mando giù in un boccone. A me poi il piccante piace per cui sarà un piacere giocare con sta salsetta mentre aspetto il pollo impanato che ho appena ordinato. Poi però la mia bocca comincia a prendere fuoco, io comincio a sudare e sul tavolo non c’è ancora acqua o birra.
CAMERIERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Si….
Birra cameriere, birra……!!!!!!!
Ha provato la salsa, vero?
Si, puttana della miseria, ma che cazzo ci mettete dentro, l’inferno?
Lui se la ride e con tutta la lentezza dell’universo mi lascia lì a morire infuocato mentre lui prende una corona, la stappa, me la serve nel bicchiere e… Gliela strappo di mano e mi ci aggozzo. E finita una ne ordino un’altra e poi un’altra. E adesso ho la bocca in fiamme e sono pure brillo. Perfetto…
Poi però arrivo il cibo e mangio tutto per riempirmi lo stomaco e quando sento di potermi rimettere in marcia, ingrano la prima e vado verso Escarsega e la strada per San Cristobal. Ma i km di autostrada adesso sono una divertentissima serie di curve strette e tornanti in una strada provinciale molto famosa per i motociclisti che attraversa la regione del Chiapas nella forma più elegante. Si sale si sale e si sale e ogni tanto si scende e le curve sono tante, l’asfalto è buono e verrebbe voglia di spalancare un po’ di più, se non fosse che ogni tanto c’è un veicolo in curva che guida sulla mia corsia e quasi mi prende in pieno. Poi arrivo addirittura in un punto in cui una 4×4 è stata vittima di un grave incidente, le persone sono tutte ai lati della strada facendo da spettatori ed una delle persone è morta, sdraiata sull’asfalto e ricoperta da un lenzuolo.
A quel punto abbasso i giri al minuto della moto e proseguo tranquillo che se la strada è tutta così non ho nessuna voglia di mettermi a rischio. La strada infatti passa per una serie infinita di villaggi indigeni ed è molto bello avanzare a passo lento per vedere le persone che vivono in queste capanne ed i bambini che giocano vicino al ciglio, mentre alcuni individui sono in piedi fra le due corsie e cercano di vendere artigianato e cose del posto.
Ci sono anche un sacco di dossi, di quelli per rallentare e sono talmente alti che devo quasi fermarmi ogni volta che ne vedo uno. Spazio piatto fra il dosso e la banchina non ce n’è, sembrano fatti apposto per fermarsi e dopo pochi km comincio a perdere i nervi perchè sono già 15 minuti che c’è un dosso ogni 500 metri e sono ancora a 100 km da San Cristobal de las casas. Ma quando penso che la tortura è finita scopro che è appena iniziata e che ogni cazzo di villaggio ha costruito i suoi cazzo di dossi per facilitare il rallentamento dei passanti e cercare di vendere qualcosa. Grazie a questo strumento di vendita sto facendo 100 km con un dosso ogni 500 metri, senza esclusioni e sono altamente incazzato al punto che, se rallento in un dosso dove ci sono dei venditori, grido senza rispetto tutto quello che mi vieni in mente.
MA CHE CAZZO CE LI METTETE A FARE STI CAZZO DI DOSSI PORCA DI QUELLA TROIA!!!!!!!!!!!!!!??????????????
I presenti ridono oppure si intimidiscono, ma dato che non scendo di moto e sparisco alla prossima curva accompagnato dall’ennesimo stonfo della moto sull’ennesimo dosso, immagino mi si possa attribuire l’immagine del cane che abbaia ma non morde.
Arrivo a San Cristobal talmente incazzato e nervoso che devo sforzarmi di dimenticare il tutto per ricevere i ragazzi con un sorriso sereno ed autentico per cui mi sforzo e perdo tempo chiedendo informazioni verso l’hotel dove ci incontreremo: Hotel Diego de Mazariegos. Arrivo davanti all’hotel, ma 100 metri più in su c’è anche la Posada per cui chiedo se per caso è arrivato Miguel o il signor Luis. La persona alla reception mi chiede se mi fermerò la notte lì e dico di no che sono sto aspettando i miei amici e ripeto il nome per intero di Miguel e di Luis.
Ah! Ma lei dice il signor Luis …… (e dice il suo cognome)
SI lui, abbiamo un appuntamento qui alle 19
Si, aspetti che lo chiamo
Ma io non ho il suo numero
Ah beh, ce l’ho io
Quando chiama scopro che Luis è il proprietario dell’hotel e della Posada e che in serbo per me c’è una stanza dove sono invitato a passare una o due notti di cortesia, mentre passo la serata con i ragazzi e visito la città. Muto come un pesce per la sorpresa segui il facchino fino alla mia stanza che è una di quelle in cui ho dormito solo quando facevo la guida. Roba seria insomma. Doccia, mi cambio ed ecco che chiama Luis che mi da appuntamento ad un pub del centro (suo pure quello) dove ci troveremo con gli altri ragazzi per bere.
E così inizia la serata con i ragazzi che mettono in tavola birra, rum, tequila e stuzzichini messicani ed una chiacchierata di un paio d’ore dura fino alle 4 del mattino, quando li porto a vedere la mia moto parcheggiata nel parcheggio della Posada di Luis.
Riposati e visita la città domani – puoi stare quanto vuoi, ti invitiamo noi!
Grazie ragazzi, ma l’Alaska mi aspetta. Domani credo che continuerò.
Fai come preferisci e poi l’Alaska se vuoi in due settimane la raggiungi!
Due settimane?
Si
!!!!!
ciao bellinooo…vedo che vuoi raggiungere l’Alaska…se en passant da Qubec city hai bisogno forse ho un’amica che posso contattare per ospitare casomai ti servisse fammi sapere!!!un bacione e buena suerte
mandami mandami dalle tue amiche che poi fo un macello!
ehhhh ti pareva…ma poi avevo sentito male che eri diventato una personcina a modino!?!?!?hihihihiii
ma lo sano proprio tutti che mi sono cadute le palle? allora per protesta stuprerò la tua amica…dammi i numero!