Avevo messo la sveglia alle 6, ma quando suona guardo fuori ed è ancora notte per cui mi rendo conto che in Perù il fuso orario è cambiato di nuovo ed ho guadagnato una ora. Esco dalla tenda, ha piovuto tutta la notte, il sentiero di fango è adesso melma, nella penombra vedo dove mi trovo e con un culo così la pozza che si è estesa dal canale al lato ha invaso solo le ruote della moto ma non la tenda, che altrimenti adesso sarebbe sommersa dall’acqua.
Piove ancora e decido di aspettare in tenda finché non smette, ma il tempo passa e non smette mai per cui mi vesto dentro la tenda, piego sacco a pelo e tappetino da dentro la tenda e quando esco rimetto tutto dentro le valige a velocità della luce, lasciando fuori solo la tenda ed il sacco a pelo e materassino.
Ho acceso la moto che è partita alla prima e non ci penso due volte a spengerla per usare la chiave ed aprire le valige. Rischio che non parta e spingerla da qui in piana e nel fango potrebbe rovinarmi la festa. Rimango di fianco alla moto e scaldo il motore finché il minimo regge da solo e quando sono pronto guido la moto fino al cemento attraverso il sentiero pantanoso che rischia di farmi volare a terra più di una volta. Arrivo all’asfalto tutto sudato e nervoso, ho ancor in guanti in bocca ed ho fatto un lavoro di gambe enorme e adesso risento dell’appetito del mattino.
Bene, ritorno alla tenda che ho fissato con una pietra, me la metto in spalla con dentro quello che resta e cammino a disagissimo verso la moto rimasta accesa sul bordo della statale. E’ un momento che non mi godo per niente, ho gli stivali bagnati e una fame enorme, oltretutto non faccio nemmeno una foto perchè in questo momento l’ultima cosa che voglio è una foto.
Metto tutto sulla moto, rimetto in moto e ciao, verso Juliaca. Faccio colazione per 5 soles in un posticino non male, mentre decido di montare le moffole Givi e mettere i guanti da inverno. Metto anche la tuta anti pioggia perchè il freddo si sente. Il televisore acceso dice che sono le 8:30 del mattino, è domenica ed io ho tutto il giorno davanti. Dal momento che il tratto da qui a Cusco l’ho fatto 4 volte decido di tirare dritto fino alla magica città e vedere cosa fare.
Arrivo presto, con alle spalle varie ore di sole e varie ore di pioggia. Specialmente l’ultima ora, quella che dalla statale mi porta in centro di Cusco è una doccia violenta che mi riempie d’acqua in quei pochi punti in cui ero asciutto. Negli stivali ho una pozza e quello che voglio di più in questo momento è un caffè caldo, poi penserà sul da farsi. La cena di ieri mi è costata 2 soles, il caffè nella piazza di cusco 8. Gran bella invenzione il turismo porco cazzo.
Faccio un giro per la piazza mentre tengo la moto d’occhio da lontano. Si avvicinano turisti che la scrutano da vicino, guardano la targa, additano il quadro strumenti. Io intanto ho il mio caffè in mano e mentre siedo su una scalinata vicino alla piazza mi si avvicina una signora che mi offre un massaggio rilassante.
A me ora mi ci vorrebbe un massaggio fortissimo nel collo signora, ce l’ho a pezzi
Abbiamo anche il massaggio STRON, di 45 minuti
Ma è forte forte e me lo dice per dire
No no è forte, te lo fa mia figlia che è una buona massaggiatrice
Arriva la figlia ed è una pischella di 18 anni per cui puntualizzo
Senti, io il massaggio me lo faccio anche, però una volta in Cile ho pagato per un massaggio intenso che una tipa mi ha fatto senza esperienza ed ho buttato via i soldi
No no signore io glielo faccio forte.
E così negoziamo il prezzo e mi convince, oltretutto mi mostra la sala massaggi che appare pulita e attrezzata. Il problema è la moto che voglio che sia sicura. Parlo con una poliziotta e mi dice che lì dove la sto lasciando verrà sicuramente portata via dal carro attrezzi se non sono presente quando passa per cui con tutta la tristezza del mondo, dico alla ragazza che non potrò fare il massaggio e festa finita.
Ci rimane male, ma capisce che ho dei buoni motivi.
Riparto quindi con in testa l’idea di un massaggio ma nei piedi il freddo andino e l’umidità della pioggia che mi accompagna. Mi dico vaffanculo e chi se ne frega. Imbocco il cammino per Abancay ed avanzo fra un tornante e l’altro mentre a valle il clima arriva ai 24 gradi ed il freddo già non si sente. Potrei fermarmi in qualunque momento, accant al fiume e accampare, ma la costa è sassosa e non ci sono alberi.
Continuo e si risale di quota e spariscono anche gli alberi. Mannaggia, volevo accampare.
Poi di colpo si riscende e comincio a vedere un fiume che seguo con lo sguardo e mi prometto che se trovo un sentiero che ci arriva, mi ci fermo per la notte.
Lo trovo e quando arrivo mi si riempiono gli occhi di gioia. Il posto è bellissimo è come una di quelle location dove potrei girare una pubblicità per partireper, con la moto, la tenda ed il falò come spiega il logo impresso sulle magliette e le felpe.
Il fiume è piccolo ma vigoroso con acqua in abbondanza e il suo canto rinfrescante. Attorno ci sono montagne ed alberi e al suolo una erbetta corta ma folta. Ho un luogo per lavarmi, uno per dormire e se lo faccio bene potrò fare un cerchio di pietre, accendere un falò, asciugare le cose che ho bagnato e cucinare della carne.
Proprio in quel momento scende il contadino proprietario del pezzo di terra in cui mi trovo e tutto felice mi dice che se ho bisogno a casa sua ha un negozietto dove posso comprare carne o uovo. Mi gaso.
Monto la tenda, preparo il letto, preparo il falò, cerco la legna, accendo il fuoco, trovo dei tronchi giganti da usare per fare il fuoco tutta la notte mi preparo per andare a comprare cibo e poi mi laverò per asciugarmi davanti alla fiamma e mangiare seduto sull’erba.
Sono felicissimo e faccio video a caso come un bambino idiota!
Poi una goccia sul naso e una sulla tenda e una sulla moto e comincia a diluviare e sono talmente incazzato che entro in tenda in silenzio perchè quello che potrei pronunciare potrebbe far scendere i santi dal cielo, bussare alla mia tenda e chiedermi se per favore la smetto di offendere tutti perchè davvero loro non c’entrano niente.
Cerco di tranquillizzarmi, spero che smetta e mi metto la felpa ancora bagnata con la torcia in testa e vado al negozio del tipo, sperando che una volta arrivato la pioggia se ne sia andata ed io possa scendere alla tenda con qualcosa da preparare per la cena.
La pioggia non smette ed io busso alla casa del signore come un deficiente e gli dico che la pioggia mi ha spento il fuoco e che vorrei cenare lì, se ha qualcosa da vendermi. Mi presenta la moglie che imbarazzata mi dice che può offrirmi un te ed una trota fritta con riso. Scende a cucinare ed intanto piove e piove ed io mi chiedo se ho fatto qualcosa di male per meritarmi questo.
Il signore esce e dice
Strano, era una settimana che non pioveva…
Ma puttana di quella miseria cane troia infame bastarda della zozza vacca lurida lercia e putrefatta della zoccola infame boia!
Tutto questo lo penso ma me lo tengo da parte per quando arrivo alla tenda dove mi sdo davanti alla camera per sfogare tutta la frustrazione.
Non mi resta che aspettare la cena e non pensarci. La trota ci mette tantissimo e per casualità sento che dal piano di sotto, dalla cucina che si vede dal davanzale su cui sono seduto a tavola, arrivano grida furiose della signora che mi ha preso l’ordine. Parlano in Quechua o Aimara e vedo che la signora inveisce contro un uomo che potrebbe essere il marito. Spio la conversazione per almeno dieci minuti e mi faccio piccolo piccolo pensando che la signora sia furiosa per colpa mia, per il disagio ecc ecc.
Il litigio continua e la signora isteria afferra un mestolo e colpisce fortissimo l’uomo nel collo e nella schiena. A quel punto mi rendo conto che l’uomo non è il marito. Entra in difesa della madre il figlio maggiore che incazzatissimo comincia ad inveire contro l’uomo in spagnolo e riesco a capire che si tratta dello zio, che è ubriaco e che ha detto qualcosa di molto offensivo alla signora. Il ragazzino parla di mancanza di rispetto, che deve vergognarsi e lo caccia via. La signora intanto arriva al tavolino con la mia trota che divoro in due secondi e quando scendo a rendere i piatti puliti e pagare l’uomo ubriaco è ancora lì che balbetta qualche parola e non se ne va. Mi intrometto con i piatti e quando l’ubriaco mi vede si spaventa e mi stringe la mano e se ne va.
Pago, ringrazio e scendo fino alla tenda a questo punto con la roba ancora più bagnata di come era prima del mio arrivo.
Mi cambio mutande e maglietta per dormire asciutto e mi metto a dormire.
Mi sveglio alla mezzanotte, di soprassalto. L’insistenza con cui volevo fare il fuoco mi ha tenuto vigile fino al momento in cui cessasse di piovere. Esco fuori dalla tenda. Legna, radici e brace sono mezze. Apro il serbatoio, riempio la bottiglietta del fornellino di benzina, la tiro su quel che resta del falò e lo accendo.
La fiamma si propaga in alto e illumina la notte nuvolosa di arancione, poi la benzina termina di bruciare e la legna rimane bagnata. Ci provo due volte, tre e poi mi arrendo.
Tristezza totaleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.
Allora non sono solo io ad attirare la pioggia
maiala mino, troppa pioggia!!!