13 Marzo 2013
Mi sveglio di soprassalto. Il rumore di una ruspa che si avvicina e questa volta il rumore non proviene dalla strada principale. Sbircio dalla zanzariera della tenda e vedo che una ruspa precede un camion, i pilori rallentano, mi hanno da poco visto ed hanno una faccia quasi impaurita ed un misto di rabbia.
Ora mi menano – penso
Impacchetto tutto, apro la zip, tiro fuori la faccia barbuta e gonfia e dico
Buon giorno, ora vado via subito
La faccia dei piloti non cambia, ma sollevano il piede dai freni ed i veicoli finiscono la discesa e sono parcheggiati a pochi metri da me. Capisco che si stanno cagando sotto perchè si avvicinano in 2, nel caso io fossi un assassino armato. Ci stringiamo la mano e la cosa migliore che posso fare in questi momenti, per smorzare un poco la tensione è fare dell’auto ironia, per cui inizio.
Ed io che pensavo che avrei potuto dormire beatamente fino a tardi…
Ahahhahahah
Scusate ragazzi, vado via subito
Faccia con comodo…
Ok
Ma lei viaggia da solo?
Si, cioè, viaggio anche con mia moglie ma lei se n’è andata pochi minuti fa a fare la spesa, altrimenti vi invitavo a fare colazione in tenda con noi
Ahahahha
Così loro ripongono la preoccupazione, si siedono sotto ad un chiosco e fanno colazione mentre io preparo la moto e, dopo aver salutato, me be vado in cerca di cibo per la colazione. Di ritorno sulla strada principale mi rendo conto che il panorama è davvero speciale e che la strada è piena di curve da gustarsi fino in fondo e non da fare di notte, come ieri sera. Mi mantengo sulla strada libera fin che posso e mi vado ad infilare in delle zone veramente belle che portano a dei paesini e poi a delle città principali, ma non sono mai troppo vicine dall’essere urbanizzate e questo è un bonus. Quando arrivo alla prima stazione di servizio che si rispetti faccio il pieno di benzina e poi a due passi trovo un caffè colazione dove fare il pieno nello stomaco. Ordino 3 cappuccini ed un piatto di uova con dentro anche gli avanzi di ieri (scherzo, ma avevo fame, volevo rendere l’idea). Passa qualche minuto, io mi godo la mia colazione in pace e poi parcheggiano davanti alla mia moto due tipi seduti rispettivamente su una GS 1150 ed una V-Strom 1000. Sono ben equipaggiati e non perdono il tempo di presentarsi e sedersi con me. Quando scoprono da quanto viaggio, dove sono stato e dove sto andando inizia il terzo grado che io normalmente apprezzo. E’ il tipo di terzo grado caotico, eccitato, confuso che contiene tutte le domande logistiche e tecniche su come fare quello che faccio da 8 anni, perchè ogni motociclista che si rispetti tiene in serbo lo stesso sogno e capirci qualcosa da qualcuno che lo fa da quasi 10 anni è una scusa per instaurare una lunga conversazione.
La colazione la offriamo noi, adesso continua… – mi dicono
E finisce che loro sono del Guatemala, che conoscono vari dei ragazzi che ho portato in Patagonia quando facevo la guida e sono due tipi in gamba. Se ho bisogno mi aiuteranno e se torno in Guatemala ho praticamente tutto a mia disposizione, devo solo farmi avanti.
Grazie ragazzi, ma l’Alaska mi aspetta!
Così ci stringiamo la mano, ci facciamo delle foto ed io ringrazio anche per l’invito a colazione, certamente improvvisato ma assolutamente gradito. Ho il serbatoio pieno e posso proseguire per cui mi faccio guidare dalla mappa e dalle indicazioni specifiche che mi ha dato Miguel, le strade migliori, i posti più belli e devo dire che Oaxaca è già di per sé un bel posto in cui venirci in moto ed il clima è gradevole al punto da non fare troppo caldo, vista l’altitudine. Ma proprio mentre mi godo questo stato di cose, la strada scende e attorno a me è tutto arido e secco ed il clima torna ad esere abbastanza caldo. Non sono molto lontano dalla capitale, che spero di visitare e se mi metto sull’autostrada posso arrivarci stasera, sperando di poterci anche dormire. Il caldo è intenso ed il sole è ancora alto nel cielo per cui ingrano la 5 ed invece di andare lungo la costa come ha detto Miguel, svolto per Mexico City e risalgo verso nord est, imboccando l’autostrada.
Il ritmo aumenta, la strada migliora, il costo sale per via dei pedaggi, ma quando è sera ed ho fame sono a pochi km dalla capitale, per cui mi fermo in uno spiazzo per i camionisti dove vendono cibo locale. Le sedie sono quasi tutte vuote, le gestrici grassottelle con la faccia tonda ed i vestiti rosa sgargianti sono sedute in cucina e guardano la televisione per cu mi siedo al tavolo di quella che ha la faccia con più voglia di lavorare. Ci parlo un po’, scherziamo, mi lavo le mani in uno dei secchi che usa per pulire i piatti (con acqua diversa ovviamente) e mi siedo un po’ infreddolito nella notte delle 20 ed un fresco che non ha niente a che vedere con il caldo che avevo lasciato nella giornata. Sono salito molto in altitudine e credo di essere a occhio e croce attorno ai 3000 metri, ma la nebbia e l’umidità rendono il tutto meno piacevole del previsto.
Chiedo una zuppa di funghi che è la fine del mondo e poi un piatto di carne ed un caffè bollente. Ho un cane strabico che mi guarda con muso di vittima e gli avanzi di tortilla che non mando giù li regalo a lui, ma quando sono pieno mi strofino le mani, metto la giacca da moto e mi faccio coraggio. E’ tardi, sono a due passi dalla capitale (il che implica che mi ci vorrà almeno un’ora prima di trovare un posto dove accampare) e più aspetto più freddo farà.
L’esperienza comincia a farsi brutta quando, arrivato all’accordo anulare della città mi rendo conto delle dimensioni infinite della stessa. CI sono autostrade costruite sopra ad altre autostrade, rampe di immissione così alte da far girare la testa e quel che è peggio è che la segnaletica è una merda. Inizio ad imprecare, avanzo con il freddo addosso e le mani congelate, ma per non perdere i dettagli alzo la visiera e prendo freddo pure in faccia. Prima di arrendermi e mandare tutti a cagare trovo un cartello, poi una coda infinita, poi uno svincolo e poi ci siamo!
Ma in realtà non ci simao per niente, perchè devo ancora uscire dalla città e sono ancora sull’autostrada, piena di recinzioni e magari anche favelas o che ne so. Mi scappa da pisciare, sto tremando dal freddo, sono incazzato ed è tardi. Sono stanco, stanco di quelle stanchezze che ti fa passare la voglia di cercare ed è per questo che quando mi fermo a pisciare dico fra me e me:
Prossimo spiazzetto mi ci fermo a dormire, m’importa una sega!!!
Eppure, quelli che sembrano spiazzetti innocui al lato dell’autostrada sono in realtà posti oscuri in una delle città più affollate, pericolose e criminose del mondo: Città del Messico. Lo spirito di sopravvivenza o la coscienza mi spinge lontano da sti spiazzetti una paio di volte e proprio quando sto per cedere, trovo uno svincolo dopo un casello e in due metri sono sperduto in un campo vicino ad una foresta di alberi. Non ci sono luci, non ci sono case, non ci sono persone, ma la cosa inquietante è che ci sono un sacco di ristorantini con insegne, prezzi e titoli, ma è tutto desolato.
Non può essere… e se fosse una zona abbandonata dove i criminali vengono a riunirsi prima di sventare i loro colpi?
A quel punto la stanchezza mischia un minimo di realismo con la fantascienza. Vinto dalla necessità inizio a scalare la strada battuta fino quasi sotto gli alberi, parcheggio la moto dietro l’ultima casetta, spengo, cammino in silenzio, analizza ATTENTISSIMAMENTE ogni minimo movimento, cago (è un rito importante, poco da fare) e monto la tenda piaaaaaaaaaaaaaaaaano, sperando che non accada niente che mi faccia venir voglia di rimpaccare tutto.
Poi uno spavento, esce dalla foresta una volte bianca che mi passa vicinissima, mi fissa e se ne va a tutto foho…
Vaffanculo, volpe di merda…. – mi dico a bassa voce
E senza rendermene conto, fra una volte, una cagata, un sibilo nelle orecchio per il troppo silenzio, sono già coricato nel mio sacco a pelo, tutto vestito da moto (per il freddo) e a cerniere serrate.
Ma chi tu voi che venga qui, ven via…