Ho dormito troppo bene, talmente bene che se venivano i delinquenti messicano squarta pisello con i coltello in mano avrei detto loro di tornare più tardi perchè ora volevo dormire.
Esco dalla tenda e come regalo di benvenuto trovo una cagata di cavallo fresca fresca e vedo, poco più in basso 6 cavalli a brucare erba fin dentro alle case di legno che ieri sera ho riconosciuto come ristoranti. Ancora non ho ben capito come ci possa essere un posto così completamente abbandonato ed anzi, mi spiace un po’ che non ci sia nemmeno un ristorante aperto perchè volevo fare colazione subito.
Cammino un po’, faccio foto, lascio che il freddo della mattina mi penetri fin sotto la giacca della moto a portare qualche brivido e faccio poi strusciare la schiena con l’interno della giacca per riscaldarmi ulteriormente, avere qualche brivido lungo la schiena e sgranchirmi le gambe.
Io non ci capisco una sega…
Il posto è addobbato a modo, ma non è operativo. C’è perfino una altalena dietro la tenda, penzolante da uno degli alberi sotto i quali ho dormito. Mi ci avvicino e scoppio a ridere quando leggo sul legno del sellino un testo scritto con l’indelebile bianco che dice:
Solo per i clienti del ristorante, 20 pesos all’ora
Coi cazzo che mi siedo sulla tua altalena… capace che appena lo faccio esci dalla casetta e mi fai pagare!
C’è anche un cappio, sinistramente a ciondoloni su un ramo più alto dell’albero accanto, ma quanto costi impiccarsi all’ora non lo dice da nessuna parte…
Fame, fame, fame…
Mi preparo, scendo in strada, controllo l’olio, rabbocco e proprio allo svincolo di ieri ci sono i ristorantini che non servono esattamente colazioni, ma che al presentare il conto per un caffè, una zuppa ed un piatto di carne mi danno un buon motivo per non tornarci più. Così guardo la mappa, guardo il clima nuvoloso e grigio e decido che oggi farò tutta autostrada finché non torna il sole. L’avessi mai detto.
Mi mangio 700 km diritti con la temperatura che scende sempre di più, poi arriva la pioggia ed io, senza capacitarmi come, sono fermo sotto un ponte in autostrada che metto guanti invernali, impermeabile ed ho ancora freddo.
Il clima migliora nelle ultime due ore, quando ritorno vicino alla costa e sono a 48 km dal mare. La strada che lascia l’autostrada e scende sulla costa è bellissima, ma sono talmente coperto che adesso sto morendo dal caldo. Arrivo a Santa Cruz, che sulla mappa appare come una delle poche spiagge nominate in zona e mi cadono le palle quando vedo che è un posto orribile dove non ci sono nemmeno campeggi. Demoralizzato e quasi con la notte alle calcagna, proseguo lungo il litorale e vedo un cartello che porta ad un hotel che ha spazi verdi disponibili.
Gli 800 km di autostrada vengono a ripagarmi quando scopro che per 70 pesos posso dormire in un piccolo angoletto di paradiso, con erbetta fina, palme, panorama davanti al Pacifico ed una cenetta servita davanti al mare e questo orizzonte che vedete nella foto in alto. Ho internet per mettermi in contatto con Ylenia e finalmente posso anche fare una doccia.
Ne avevo proprio bisogno!