18 Gennaio 2013
Bene bene bene.
Ho ritrovato il mio ritmo di sempre. Sveglia di buon ora, sole nel cielo, fame nello stomaco, una vista spettacolare fuori dalla tenda e nessuna, nessunissima fretta. Giro qualche video, faccio foto, saluto i passanti, osservo due bambini in pigiama di circa 6 anni lavorare di prima mattina portando al pascolo 4 piccole pecore, come fesse il mestiere in miniature per persone in miniatura. Carinissime!
Salutano perfino con la mano e non si coprono il volto per cui è davvero una bella mattinata. Lego tutta alla moto e proseguo per un po’ a pantaloncini corti, in terza, salendo il profilo della montagna fino a trovare un ristorantino locale e fare colazione. Attraverso due paesini, ci sono 14 gradi e siamo a 3000 metri o poco più e mi si rizzano i peli, ma non troppo da sentirmi scomodo. Adesso sono sveglio sveglio ed ho una voragine allo stomaco.
Trovo un piccolo cartello che dice colazione, parcheggio davanti scacciando con le gambe due cani troppo territoriali che appena mi vedono scendere se la danno a gambe e chiedo del proprietario del posto, lasciato aperto ed incustodito. Dico ai presenti che, mentre aspetto mi mangerò una sedia e si mettono a ridere. L’umore quassù è semplice e l’ironia basilare risulta sempre. Aspetto con la mappa in mano, seduto accanto alla signora che veste con abiti tradizionali peruviani dell’altipiano. Le chiedo se posso farle una foto e regalo ai due figli due adesivi partireper (NO! Voi non li avrete mai! AHAHHAAHA).
Chiedo specificatamente uova strapazzate, pane caldo, formaggio e una tazza di te. La signora mi porta uova fritte dentro un bagno letale d’olio, pane freddo e un piattino con del formaggio andino spappolato e ancora più felice di prima mi siedo sui gradini al sole e divoro tutto.
Se ottieni quello che dicono i tuoi suggerimenti, allora c’è qualcosa che non va. Sulle Ande chi si accontenta gode!
Pago e mi prendo a bisticciare con una signora che vende cd musicali andini e fa la simpatica fino a farmi innervosire. Vuole essere distrutta a parola ed alla fine vinco io rispondendo ad una sua battuta con una ancora più pesante che fa ridere i presenti.
Questo gringo è simpatico – dice l’amica
Me ne vado un po’ scocciato perchè uno viene con le buone intenzioni e non manca mai la testa di cazzo del momento, ma comunque.
Salgo in quota e da lontano si vedono le vette innevate che attirano turisti nei mesi di Giugno – Settembre. In questo mese non c’è quasi nessuno a parte i peruviani ed i locali. Arrivo a Huaraz e mi trovo davanti ad una cittadina affollata, sporca, piena di cianfrusaglie per strade e penso che almeno valga la pena fare due cose prima di andarsene: mangiare una fetta di cocomero andino e sedersi in piazza a fare delle foto.
La prima cosa va giù come l’olio e la seconda è più meno facile, visto che non trovo la piazza e una volta parcheggiatomi davanti non trovo una panchina su cui sedere per rubare qualche istantanea ai passanti. IIl trio di poliziotte che camminano lungo il perimetro della piazza come ornamento mi lanciano delle occhiate da matrimonio ed io scatto loro una foto. Siedo su una panchina al sole, faccio qualche scatto e subito vengono 4 lustra scarpe a chiedermi di lustrarmi gli stivali da moto.
Non vale la pena signore, fra 2 km mi si risporcano subito – ma il tipo insiste e lo mando via con un no grazie
No grazie – dico al secondo ma insiste dicendo che costa solo 1 soles
Mi piacciono sporchi gli stivali – rispondo sarcastico al terzo ed un gruppo di turisti peruviani che passavano di lì mi sentono e scoppiano a ridere, ripetendo la mia frase più volte mentre si allontanano e crepano dalle risate
Ok ok – dico alla fine perchè 1 soles non è niente ed a chiedermi di lustrare gli stivali è un ragazzino di 14 anni
Penso che sia meglio dare a lui 1 soles che non darlo proprio, ma mentre mi pulisce gli stivali che quasi mi fanno sentire scomodo tanto solo lucidi e puliti, gli chiedo se studia e cosa fa del ricavato diario.
Mi dice che lo da ala signora che gli da lavoro e che lui non si tiene nemmeno un soles. Incazzato per l’ingiustizia, pago 4 soles dicendogli di tenerli per sé e me ne ritorno alla moto, uscendo da Huaraz in due minuti.
Un tipo giapponese che ho incontrato a pochi km da Huaraz mi aveva parlato delle rovine di Yungay e del campo santo, spiegandomi che si era verificato un terremoto negli anni 70 che aveva lasciato il villaggio in ginocchio. MI dice di passarci se ho tempo e così, visto che è di passaggio, mi dirigo lì sperando di trovare anche un posto dove pranzare.
La zona è carina, piacevole per guidarci, ma niente di spettacolare. Rimane il fatto che il consiglio di Claudio sia valso la pena perchè altrimenti adesso sarei a 35 gradi su un rettilineo di 550 km della Panamericana, che palle.
Avevo anche messo in conto di prendere freddo e acqua ma il termometro dice 33 gradi e in cielo c’è un bellissimo azzurro macchiato di bianco ovattato. Insomma, davvero una bella giornata.
Arrivo a Yungay ed il campo santo è a pagamento mentre il centro del villaggio è stato ricostruito. Non ho ancora appetito, ma c’è una processione funebre in città e ci rimango impigliato dentro, mentre i poliziotti fermano il transito ed i quattro parenti che portano la bara in spalla fanno molteplici inchini alla folla presente. La foto in gigante del defunto è di un anziano e la fila di persone a seguito fanno pensare che deve essere stato una persona di famiglia allargata.
Mi inerpico nei viottolini e discendo fino alla strada principale ma il funerale mi ha raggiunto, vedo un poliziotto in moto, uno spazio libero e mi ci fiondo e chi se ne frega della multa. Per fortuna non mi multa nessuno e sono di nuovo sulla strada principale che, secondo la mappa, fra poco sarà sterrata per almeno 70Km. La mappa dice anche Canyon del Papero, ma non so cosa aspettarmi.
Non mi aspetto niente ed alla fine capisco perchè tutti quei km di “abbastanza carino, abbastanza bello, abbastanza interessante”. Mi si apre davanti una spaccata profondissima, un fiume in piena, montagne rocciose ai due lati ed una strada strettissima con precipizio che costeggia la valle rocciosa e attraversa la montagna in 30 punti con dei tunnel profondi, lunghi ed oscuri.
Una figata ed un posto bellissimo per la moto.
Vado piano, mi godo questo spettacolo e non vedo l’ora di mettere su il video. Arrivo però ad un punto dove un tunnel è bloccato da un camion fermo.
Noooooooooo, oh che ho beccato l’ora di punta anche in sto canyon?
Aspetto qualche secondo, mentre la SportCamera sta ancora filmando e noto sul lato destro uno spazio abbastanza grande per passarci in moto. Mi ci infilo e con i piedi a terra avanzo con pennellate di frizione e prima e passetti fino a trovarmi al lato anteriore del camion che scopro essere fermo immobile davanti ad un 4×4 fermo a pochi cm dal suo paraurti. I veicoli sono accesi, dentro ci sono i rispettivi piloti e nessuno dei due si smuove. Qualcosa mi fa pensare che sono lì da ore a vedere chi per primo cene e fa retromarcia per fare passare l’altro.
Che coglioni. Nemmeno fossimo ai tempi dei cavalieri del 15° secolo in duello per la difesa dell’onore, della giustizia e rispettabilità.
“Cedi il passo villano” – “No, tu cedi il passo, fellone” – “Ti sfido a singolar tenzone!”
Avanzo ancora un po’ e sono di lato al conduttore della 4×4 che ha una faccia da mafioso sbronciato e non mi guarda nemmeno. Sti due idioti sono fermi in tunnel da chissà quanti minuti e non parlano nemmeno, sono fermi lì come pietre e basta. Nel tentativo di uscirmene da lì struscio anche la borsa laterale sull’auto due volte ma il conduttore è troppo impegnato a vincere il suo duello per degnarsi di reclamare e gridarmi dietro qualcosa.
Il canyon del papero continua fino a diventare sterrato e di parti belle ce ne sono a non finire, quasi troppe per registrarle tutte con la SportCamera.
Arrivo alla fine del canyon e delle corrugazioni alle 16, in riserva e mi aspettano 200 Km di asfalto e panamericana per arrivare a Trujillo, ultima città assoluta che conosco (per lavoro come guida) qui. Passerò l’internet day lì e una volta ripartito niente più sarà familiare. Tutto un nuovo libra da scrivere con migliaia di km di sorprese.
Arrivo nella piazza delle armi della città prima del tramonto, quando i colori dei palazzi limitrofi è bellissimo e la città sembra calda e pacifica. Stanno allestendo la finale di un concorso di bellezza femminile in piazza per cui dopo che mi sarò installato in un ostello verrò qui a guardare un po’ di carne fresca.
Trovo un ostello (Colonial) che per 50 soles a notte mi da tutto: stanza, bagno, internet, parcheggio, lavanderia. Esco a cenare e mi metto in una tavola calda davanti alla piazza, mia prossima destinazione.
Mi servo un panino al pollo sedendo all’unico posto libero che trovo, condiviso con un ragazzo peruviano che mi offre l’altra metà della panchina. Il posto è pieno e tutti fissano intensamente lo schermo appeno al muro dietro di me.
Scopro poco dopo che la nazionale peruviana under 20 sta vincendo per 1 a 0 ed eliminando così dal mondiale la nazionale brasiliana. Un momento storico.
Tra un panino e una tagliata di tacchino Perù segna il secondo gol e la città esplode in un boato. Perù vince, Brasile perde e non va al mondiale.
Non c’è niente di più vero ed intenso che vedere un paese gioire per certi piccoli successi personali.
Il ragazzo paga e se ne va con un sorriso post orgasmo sulla faccia.
Io resto, mangio, pago e poi vado in piazza dove le anfitrione sono tutte rileccate, rivestite ma a guardarle bene non sono niente di speciale. C’è quella bionda con la faccia da incolta, quella alta con la faccia da schiaffi, quella piccola con le tette rifatte e quella formosissima con un culo ed un seno che sembrano esplodere, ma se le guardo nel volto non vedo nessuna grazia o eleganza e credo che se mi vestissero come loro e mi mettessero un po’ di cipria e eyeliner, son più fiha io.
Prendo un gelato di ritorno all’ostello ed ecco che inizia il mio internet day.