20 Febbraio 2013
Non ho dormito un cazzo, ma lasciamo stare. Me la sono andata a cercare. Guarda dove ho dormito!
Avevo tutto lo spazio del mondo ed invece mi sono andato a mettere accanto al ponte dove passano i pedoni per attraversare il fiume, anche di notte. Accidenti alla maiala di so ma!
Sono comunque pervaso da una certa effervescenza perchè davanti a me ho l’ennesimo paese nuovo in cui fare il mio ingresso. Solite ansie date dalla moto e dal fatto che se mi chiedono l’assicurazione o il carnet de passage dovrò rigirarmela e rischiare di essere lasciato fuori, ma a parte questo tutto ok.
Non faccio nemmeno colazione, metto la tenda a posto, guido la moto davanti al cancello e mentre aspetto il mio turno conosco un signore canadese con il figlio che mi fa tutta una serie di domande mirate, vuole conoscere davvero cosa penso sul mondo, il viaggio e parla con un tono quasi profetico. Aggiungo sempre qualche parolaccia in inglese quando spiego qualcosa, ma lui non fa altrettanto e visto il tono con cui mi parla ho come la sensazione che sia una persona molto religiosa.
Esco dal Panama con qualche domanda di troppo del doganiere, ma gliela rigiro un po’ come voglio e mi ritrovo il signore con il figlio alla dogana oltre il ponte, dove si entra in Costa Rica. Il timbro sul mio passaporto è già fatto ma devo ancora entrare con la moto. Entro nell’ufficio al lato in cui regna l’aria condizionata e il tipo che davanti è molto cordiale e mi dice che per entrare devo andare in farmacia a stipulare una assicurazione RCI per la Costa Rica.
Sie, bada ganzi questi! C’hanno pure l’assicurazione per i veicoli importati! Forte!
Allora tutto gasato vado in farmacia, mi addolcisco la signora di mezza età dietro alla cassa e per 30 USD mi porta a casa una polizza di 30 giorni, corrispondente ai giorni di permesso che ho io con il passaporto. Fosse stato un paese più grande avrei sicuramente chiesto 90 giorni, ma per il Costa Rica non servono a meno che ti vuoi fare tutte le spiagge del paese. Presento l’assicurazione, mi firmano il foglio e tanti saluti.
Adesso posso fare colazione, la mia prima colazione TICA (diminutivo di costarichegno).
La cameriera è molto molto carina, l’ambiente è pulito e ci sono un paio di tavoli occupati. Entro con gran felicità e faccio lo scemo con tutti che si sbellicano dalle risate. Ordino una cosa che si chiama PINTO CON HUEVO che sarebbe un piatto di riso con fagioli neri, uova strapazzate, pane tostato e una tortilla di mais. Buonissimo e lo condivido con una ragazza della dogana che sta facendo colazione con un amico. Mi danno qualche dritta e mi spiegano dove sto andando, visto che non ancora trovato una mappa.
Strette di mano, sorrisi, grazie e Costa Rica, con il suo modo di fare e quello di essere della sua gente già mi piace. Non male.
Fuori c’è un cane randagio che ci guarda mangiare con aria di supplica e non resistendo alla tentazione di dargli qualcosa, vado al supermercato accanto e compro una busta di 5 kg di mangime per cani che regalo alla bella ragazza del ristorante. La prego di darlo a quel cane ogni volta che venga a fare la posta e, aprendo la busta, riempio la mia mano di praline di mangime e le lascio fuori davanti al cucciolo che si spaventa ad ogni mio movimento ma ha troppa fame per fuggire.
Mangia con ansia, vigile di ogni mio movimento e di quello dei presenti che, come sospettavo, non capiscono quello che sta accadendo. I cani randagi qui valgono meno di niente, semplicemente non si alimentano. Si aspetta che invecchino, che muoiano, che vengano investiti. Sono cose di troppo che non servono.
Il cane mangia e visto così da vicino si possono contare le sue costole e fa un certo effetto pensare a quanto bello sarebbe se fosse ben alimentato e preso sotto le cure di qualcuno. Lo lascio lì a finire e mi alzo lentamente avvicinandomi alla moto. Metto la tuta, casco ed il cane a cibo finito mi guarda e con una dolcezza che fino a quel momento non aveva mostrato mi si avvicina e mi appoggia il muso sul ginocchio, mentre sorpreso di questo repentino cambiamento di fiducia verso di me, lo accarezzo brevemente e lo lascio andare.
Anche i cani sano essere riconoscenti e dire grazie. A modo loro…
Avanzo sull’asfalto che mi porterà a la capitale di San Josè fra poche ore. Passo per le enormi piantagioni di banane della Chiquita, poi della Del Monte. Ci sono stabilimenti nuovissimi e grandissimi in ogni curva con uomini che corrono fra i banani con legati alla vita una corda che traina decine di banane legate ad un ingranaggio che le fa scorrere su un cavo di metallo. Faccio un video e penso che chi si lamenta delle condizioni estreme di lavoro dovrebbe vedere il video e riflettere.
Passo per Puerto Viejo, fotografo i cavalli sulla spiaggia grigia e umida. Poi per Limon e sono a San Josè in men che non si dica, con la unica missione di trovare i ricambi per continuare serenamente il viaggio.
Entro nel primo negozio di scooter che vedo e chiedo dove siano i negozi di ricambi. Mi mandano dietro l’angolo dove incontrerò 4 negozi ed anche Honda. Poi un miraggio!
Una Transalp 87!!!! Una Africa Twin DR3!!!! Perfetto!
Sono parcheggiate fuori assieme ad altre moto di media cilindrata nel piazzale di quella che sembra una officina meccanica. Davanti, dall’altro lato della strada ce ne sono altre due (officine) con i loghi di Honda. Entro e chiedo se hanno o se sanno dove troverò i ricambi per quelle moto e per aiutarmi fanno un giro di telefonate, contattando anche Honda, ma niente di disponibile per almeno 4 settimane.
No, 4 settimane non ce le perdo qui!
Poi mi dicono:
Ci sarebbe sto italiano, Papini, che ha una officina e vende i ricambi per la tua moto. Ma è carissimo!
Mi esce un sorriso, quasi compiaciuto pensando che il “costoso” del quartiere è l’italiano e che magari questo qui fa anche un buon lavoro, a differenza dei latini che fino ad oggi non mi hanno proprio convinto. Mi faccio accompagnare all’officina di Papini – Taller Mondial e quando entro capisco che ho trovato quello che cercavo. L’officina è grande e piena di cose. Ci sono 3 Africa Twin, una Dominator , 1 Transalp, varie Ducati e da certi adesivi che vedo in giro sembra che siano tutte moto italiane importate qui usate e re immatricolate con la patente costa richegna.
Papini si libera dall’ennesimo lavoro ad una moto in servizio, mi stringe la mano con una “buenas dias” e quando inizio a parlare capiamo cosa sta succedendo.
Che sei Italiano?
ehehe si, m’hanno detto di andare a parlare co i Papini e ti son venuto a vedere
Oh che sei Toscano?
Si, di hampi bisenzio
No! Io sono di hastelfranco di sotto
Maiala….
Ma icchè tu fai qui?
Eh! E sono in viaggio in moto, sto facendo i giro di mondo con una Transalp
No! – e intanto camminiamo verso l’uscita dove ho la moto
Lui se la ride, sorpreso, compiaciuto, felice e finisce che ha i ricambi per me, mi invita a pranzo, mi presenta il suo amico italiano, mi racconta di lui, mi chiede di me, mi dice di appoggiarmi ai suoi amici italiani in Costa Rica in altre città se ho bisogno di ospitalità gratuita e, praticamente, mi ha anche invitato a casa sua per un paio di giorni.
E, perchè domani l’altro e si va a giocare a calcino, non puoi mancare.
Sono contento, lo sento dentro. Antonio e la sua personalità sono talmente gradevoli e coinvolgenti che ho quasi dimenticato che al di fuori delle nostre conversazioni non c’è la Toscana ma la Costa Rica ed il Centro America. Quando mi immergo nelle conversazioni con lui mi sembra d’essere a Campi!
Iniziano i lavori alla moto, ho un giornalista amico di Antonio che mi chiede un’intervista, ho amici di Antonio che vengono a trovarlo per conoscermi, ne succedono di tutte ed intanto la Transalp ha una corona nuova, un pignone nuovo, una catena nuova. Visto che rimarrò anche domani vedrò di fare dei lavoretti lasciati in sospeso.
Intanto la giornata è lunga e finisce alle 19, lascio la moto, prendo le cose che mi servono, seguo in auto Antonio fino a casa sua, conosco la sua bella casa, sua moglie, la sua famiglia, il calore Toscano della sua ospitalità, la sua genuina apprensione e preoccupazione per quello che mi serve, lavare i vestiti, cenare, avere un letto in cui dormire, un asciugamano e che Antonio ha un gran cuore si sente e fa bene.
Vengono i suoi amici, ceniamo assieme, apriamo un fragolino e poi un vino piemontese. Si ride, si scherza e le ore passano.
Poi siamo morti, distrutti e domani sveglia alle 6 che c’è da portare suo figlio a scuola.
Incredibile , con tutti i mezzi che esistono , un piccolo quad di seconda mano andrebbe bene per le banane 😉
però che spettacolo dai
è vero è vero , ci stai far conoscere posti che nemmeno pensavo che esistevano continua cosi—— On The Road——-
visto che tutto si può anche con famiglia a carico…. non hai più scuse belo di patella
C…o Bellissima ti ringrazio ma il Papini e’ caro? O no?
i Papini è caro assatanato!!!!!!!!!!!!!!!!! hahahahahah un abbraccio amico mio! ci sentiamo presto!
E Poi m’hai lasciato a 1/2 respiro
e dai su un ti lamentare anche te oh! ;-P
Come’ piccolo il mondo..
“Lo lascio lì a finire e mi alzo lentamente avvicinandomi alla moto. Metto la tuta, casco ed il cane a cibo finito mi guarda e con una dolcezza che fino a quel momento non aveva mostrato mi si avvicina e mi appoggia il muso sul ginocchio, mentre sorpreso di questo repentino cambiamento di fiducia verso di me, lo accarezzo brevemente e lo lascio andare”
Mi hai fatto piangere…che cuore tenero hai…grazie amico, permettimi un caro abbraccio
beh, è stata una bella scena, spero abbia reso l’idea….
http://www.facebook.com/photo.php?v=4985563370262
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Ahahahahahah Hai beccato un mio omonimo ( Papini) in costa rica da nn credere!!!!!