24 Gennaio 2013
Mi sveglio presto e sento che ho ancora le ossa bagnate. Fuori piove e nemmeno il caffè e la colazione riescono a scaldarmi.
Mi vesto e riparto tutto d’un fiato.
Mi hanno detto ieri che la parte che mi manca è la peggiore, ma qualcosa mi fa pensare che chi me lo ha detto non sia passato per dove sono passato io ieri. Ci sono più cantieri, è vero ed il terreno è più papposo e piove, però non ci sono fiume da attraversare ed una volta capito come funziona la moto sulla mota con queste ruote, si trova il ritmo e si va anche bene.
Tanto so che poi, una volta uscito da qui, rimpiangerò non aver fatto più foto ed essermelo goduto di più.
Inaspettatamente l’asfalto arriva prima del solito. Ero solo a 30 minuti dalla fine dello sterrato e questo è un bene. Esulto fra una curva e l’altra e quando arrivo a Vilcabamba è proprio il momento di un caffè. Arrivo con il sole, mi tolgo la tuta anti pioggia e faccio un giro per la piazza di un villaggio che ha tutta l’aria di essere la isola felice di tutti gli americani emigrati qui.
Ci sono uffici turistici, caffè continentali ed un sacco di gringos seduti in conversazioni più simili al quotidiano di vita sud americana che non ad una semplice giornata di vacanza. Mentre fotografo un po’ e do un occhio alla catena che continua ad emettere rumori inverosimili a bassi regimi in prima, sento una voce di donna:
Australiano?
No italiano…
Guarda la tua moto! Sono gelosa…
Ed hai ragione ad esserlo
Stretta di mano e questa americana alta come me e con le mani più grandi di mio zio è una bella cinquantenne dal capello biondo e gli occhi azzurri. Mi chiede che moto ho, mi parla della sua, mi dice che ne ha noleggiata una perchè non è venuta in moto dagli US e mentre la conversazione cresce lancio l’invito per un caffè
Mi ero fermato per farmi un caffè, ne prendi uno con me?
E così ci sediamo e lei è una costruttrice di case che ha fatto fortuna e adesso è in pensione. Mi dice che ha fatto in moto Us to Panama varie volte e se voglio può darmi qualche dritta. Perfetto!
Disegniamo una mappa del continente su una tovaglia di carta e lì iniziamo a bere il nostro mocaccino mentre la sua penna annota strade, sentieri, posti da vedere, posti da non vedere e piano piano la linea connette Panama a California.
Passiamo così una ora e parliamo di Equipaggiamento Moto. Le dico che sarei curioso di provare a viaggiare con le borse di cordura perchè ho la sensazione che siano la cosa più comoda e versatile da usare per un lungo viaggio e così lei mi dice che è d’accordo e che addirittura ne ha disegnato un modello che forse metterà in vendita.
Te le compro subito!
Il fatto è che, quando si viaggia, l’equipaggiamento incide tantissimo su guida, rendimento, consumi, sicurezza, prestazioni, durabilità, protezione del bagaglio, esposizione del motociclista a danni, protezione della moto da cadute, ma anche e soprattutto resistenza dell’equipaggiamento ad acqua, polvere, vento, cadute, abrasioni, urti e tentativi di furti.
Tutto questo rende la scelta non tanto facile ed ovvia anche se la maggior parte dei moto viaggiatori tende a seguire la tendenza del momento per poi rendersi conto che forse certe accortezze si possono prendere.
Ho provato borse ovali di plastica della GIVI, molto buone. Poi ho provato borse in alluminio della Bmw e Trax e adesso sto provando queste di plastica ed alluminio. Quando avrò provato quelle di cordura darò un giudizio finale.
Passano varie ore e stiamo ancora parlando di viaggi, di moto, di progetti ed ho già dimenticato le ore di pioggia e moto e quasi sembra un altro giorno. Ci salutiamo con una foto e continuo verso nord, direzione Loja e poi da lì si vedrà. Potrei continuare dritto per l’autostrada e passare per Cuenca, ma qualcosa mi dice che la strada che scende di quota e passa per la selva sarà più interessante.
Ma ho già una sensazione natami ieri e ogni km di asfalto di civilizzazione sembra mostrare un lato dell’Ecuador che non è affine con i miei gusti. Che vuoi farci.
Non dico che sia brutto o che sia bello, dico solo che quello che vedo non mi stimola.
Arrivo a Loja e pranzo per 2 dollari, prendo un caffè e mi dirigo verso Zamora dove il clima sarà certamente migliore e le strade più interessanti che l’autostrada. Prima di andarmene dalla città mi si avvicina un locale che con entusiasmo mi racconta dei suoi viaggi in Cile per vedere la Dakar ed approfitto subito per chiedergli se passare per Zamora e continuare verso Puyo per poi riconnettermi con Quito sia una buona scelta.
Si, le strade sono buone ed il paesaggio molto carino.
Detto fatto imbocco la statale e scendo per km e km fino ad arrivare alla città dove faccio il mio primo pieno di benzina e scopro che un litro di benzina da 95 ottani costa 30 centesimi di euro. Felice come una pasqua continuo e vado avanti per ore ed ore, assecondato dai tornanti, dall’asfalto perfetto e dal verde che a questo punto si mischia un po’ con tutte le cose che non vedi perchè fanno parte dell’insieme.
Abbastanza annoiato ed affamato arrivo alla città di Guayaquil dove mi piazzo davanti alla municipalità, mi siedo davanti ad una rivenditrice di spiedini locali e mangio fino a sfondarmi aspettando che la notte porti consiglio. Male che vada mi metto sotto ad un lampione e scrivo il diario di viaggio con la wifi gratuita della piazza.
Però succede che la gestrice del locale instaura una conversazione davvero interessante e che le sue amiche venute a cena mi invitano a sedere con loro per condividere qualche minuto. Mentre la conversazione con la gestrice scorreva benissimo, una volta seduto con queste 6 impiegate la conversazione si blocca per cui mi scuso e me ne torno a sedere da solo vicino alla cucina dove continuo a conversare con la proprietaria del locale.
Arriva una bimba di 7 anni, mi pizzica la spalla emi porge un bigliettino piegato. Lo apro e ci torvo un numero di telefono ed un messaggio scritto con una calligrafia di una studentessa della prima elementare, oltretutto il messaggio appare pieno di errori di ortografia anche ad un non madre lingua come me:
Ciao, cosa fai li tutto solo se vuoi mi puoi chiamare
Mostro il biglietto alla gestrice con la faccia a punto interrogativo e leggendo quelle due righe mi guarda e scoppiamo entrambi a ridere.
Ma scusa eh, sta cosa sembra scritta dalla stessa bambina che mi ha dato il biglietto. Ma la conosci?
E’ la bimba che vive di lato, ma il numero non lo conosco, aspetta lo chiamiamo.
Digita il numero e mi passa il telefono. Squilla due volte e risponde una donna.
Ciao senti, sono il ragazzo in moto parcheggiato qu in piazza e mi hanno dato un bigliettino con il tuo numero. E’ uno scherzo o che?
E la ragazza languidamente chiede di dove sono, cosa faccio lì, dove vado alche la interrompo e le dico che sto usando il telefono di qualcun’altro e che se vuole parlare meglio che scenda e lo faccia di persona. Le riattacco in faccia e ordino un altro bicchiere di succo di frutta, lo termino e me ne vado in moto a cercare un posto dove accampare.
Tropo un sentiero sterrato che porta in cima ad una collina dove un cane proprio non vuole saperne di starsene zitto.
Metto la tenda mi ci metto dentro e tanti saluti.
Ma se quel cane non la smette fra 5 secondi domattina faccio colazione con salsicce di alano.
Maremma budella.
GRANDE!!!
GRAZIE!