6 Gennaio 2013
Ci sono strane tracce attorno alla mia tenda.
Sembra che ci sia venuto un animale e forse erano persone. Sta di fatto che è presto, ma il sole già sta cuocendomi bene bene. Controllo che sia tutto a posto e non trovo niente di anomalo per cui torno al mio ruscello e di nuovo senza sapone cerco di svegliarmi rispettando la regola impartitami la notte prima da Oscar.
Farò il controllo olio al benzinaio dove per lo meno il pavimento è in piano. Scendo rapidissimo al villaggio ovviamente desolato vista la ora, arrivo alla stazione di servizio che è ovviamente chiusa e continuo per 45 km fino ad arrivare a Villa Union dove faccio il pieno, colazione e mi sposto poco più in dentro in cerca di un supermercato per comprare tre cose fondamentali:
Sapone
Fazzoletti per il sedere
Cos’era l’altra cosa… bo!
Quando esco mi viene bene in mente di fare il controllo olio e gonfiare un po’ le ruote visto che le avevo sgonfiate per fare il Passo de Aguas Negras. Il compressore da 12V è fotonico e con la presa sul pannello strumenti non devo nemmeno stare a smontare la fiancatina della Transalp per alimentarlo. Gonfio ed il gioco è fatto!
Mi rimetto in viaggio e vedo dalla mappa che si avvicina un nuovo piccolo passo sterrato. Precedo su una strada sinuosa asfaltata che passa nel mezzo ad una distesa di pietre rosse che spiccano alte anche in lontananza. La regione del nord Argentina è famosa e bella proprio per questo.
Arrivo finalmente al pezzo di sterrato che si inerpica proprio fra quelle punte rocciose che vedevo da lontano e da lassù la vista è spettacolare. Il sentiero è adesso strettissimo ed incavato dentro la roccia che si affaccia su una vallata con un fiume e poi su uno strapiombo. Incrocio un paio di motociclisti argentini e chiedo ad uno di farmi una foto sul mirador e con piacere scopro che sono una coppia e che la ragazza è a bordo di una 150 tutta equipaggiata.
Ammirevole davvero.
Una volta arrivato a Chilecito sono di nuovo sulla Ruta 40 che mi immette verso Aimogasta. Potrei tagliare sull’asfalto ma preferisco allungarla una po’ passando per Campanas dato che ci sono un bel po’ di curve. La strada è in buono stato ma il cielo sta peggiorando e potrebbe piovere. Per prendere tempo decido di fermarmi a pranzare in un paesino prima di Campanas e instauro una conversazione con il ragazzo seduto davanti a me.
Scopro che è un venditore ambulante, come i beduini – secondo lui.
Vende tende e coperte di importazione a tutti i paesini sperduti dove non si trova altro che sempre la stessa cosa. Dorme ogni giorno in un hotel diverso e mi spiega come risolve il problema del lavare, stirare, dormire e cosa fa in caso di malattia.
E’ uno che praticamente a conoscenti in tutto il paese ed in caso di necessità fa uno sconto a qualcuno in cambio di un servizio.
Mica male il tipo. Mi dice di mostrargli la mia mappa e mi dice che se voglio vedere roba veramente bella e non tanto battuta dai turisti devo prendere da Belen per Andalgalà e Concepcion y tornare sulla 40 per Tafì del Valle.
Non so di cosa stia parlando però gli credo e così prendo la decisione.
Passo per Campanas, Chilecito, Aimogasta ed arrivo a Belen alle 16 in cerca di benzina e soldi da prelevare. Ma l’Argentina ed il governo attuale sono la causa del fatto che in questo splendido paese popolato da persone cordiali e calorose, non funzioni un demerito cazzo.
E quando non c’è benzina e se c’è non puoi pagere con carta di credito e se cerchi un bancomat non ci sono soldi per prelevare e insomma basta!
E poi se devi aspettare un giorno, il giorno dopo è sempre feriale!
Mi incazzo come un cinghiale, metto le mie ultime 90 pesos nel serbatoio e con 2 pesos svolto per Andalgalà che secondo la mappa dista 90 Km di sterrato. La strada è in costruzione, bella, liscia, piana ma termina dopo 20 km e continua lo sterrato che non è niente male.
Arrivo in questo paesello di montagna alla ora che preferisco, quando il sole sta calando e non so cosa ci sia nell’aria però è tutto sereno, armonico e non fa un piega.
Mi piace tutto.
Riesco a prelevare senza difficoltà, trovo benzinai un po’ da per tutto e vado subito in cerca di un posto dove mettere la tenda.
Salgo salgo salgo e salgo ed arrivo al fiume dove c’è un camping. Pensando di dover pagare mi avvicino diffidente ma mi vengono in contro 2 coppie che mi spiegano che il camping è municipale e che non si paga. Posso stare quanto voglio e mettere la tenda sotto al tetto asfaltato, usare la gratella, la piscina, il fiume e c’è anche elettricità.
Il posto è mio e sono pure solo.
Ringrazio, saluto e scendo di nuovo in piazza a dare un occhio e vedere cosa mi posso portare su per la cena e per la colazione di domani.
Ordino una pizza da portare via ed è ovvio che davanti alla moto attiro l’attenzione dei camerieri che si siedono con me e mi raccontano un po’ di loro.
Mi trovo in Andalgalà, paesino miniero, si estrae oro ma tutti i soldi vanno agli inversionisti stranieri. Mi raccontano dei loro amici, di cosa fanno, di cosa vorrebbero fare e quando siamo sul più bello cominciano a fare le solite domande sulla moto.
Velocità massima?
Serbatoio?
Autonomia?
Perdo un po’ l’inspirazione con ste domande ma non è colpa di nessuno. Io sono in viaggio, in moto per scoprire anche il mondo attraverso il loro racconti e loro sono lì, presi dalla loro routine che vogliono assaporare il sapore nuovo della sorpresa e chiedermi le cose divertenti.
Passano un paio di culi di quelli che tutti e tre tacciamo e poi ci guardiamo in faccia facendo commenti.
Meglio se torni giù in piazza alle 23 che di quelli lì ne vedrai tanti e meglio
No no, vo a dormire in tenda vai…
E così faccio, con la pancia piena (a forza di parlare la pizza me la sono mangiata in piedi davanti a loro) e una scorta per la colazione.
Arrivo al “mio” camping desolato, monto la tenda, mi lavo nel fiume, litigo con un cane, mi faccio vedere il pisello dalle vacche che sono lì a pascolare e poi vado a dormire.
Sereno.