8 Febbraio 2013
Se ieri mancava la motivazione, oggi mancano proprio i contenuti.
Sono a Ureña, paesino bruttissimo di confine con la Colombia e mi sono messo in testa due cose:
1. devo comprare il biglietto aereo per me per Panama, per evitare di pagare uno stonfo se lo compro il giorno prima
2. visto che ho dei Bolivar che mi avanzano e fuori non valgono niente, non esco finché non li spendo tutti
E cosí vado in un hotel economico, mangio in una pizzeria, passo tutto il giorno online comprando il biglietto, stampando cose ed alla fine non ho che 10 Bolivares e sono pronto per uscire.
Il colmo?
La dogana alle 18 é chiusa e posso andare in Colombia solo domani.
MA PORCA MAIALAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Ora che non ho una lira e che non ci penso nemmeno per sogno di prelevare altri Bolivares dal bancomat, sono fottuto. Ma é proprio in questo caso che mi faccio venire delle idee. Per cui mi avvicino a San Antonio che ha la dogana aperta da domani per farmi uscire e visto che non posso cenare ne niente, vado in cerca degli uffici doganali e dell’immigrazione per avvantaggiarmi. Poi si vedrà.
C’é il carnevale e la gente é impegnatissima a festeggiare, bere, stare allegra e si respira tutto sommato una buona atmosfera. Chiedo delle indicazioni in giro, ma il tipo sembra mandarmi da tutta un’altra parte per cui finisco in una zona residenziale dove i proprietari delle case sono seduti fuori sul marciapiede e conversano sotto ai lampioni mentre i bimbi giocano assieme sotto la loro supervisione.
Vedono arrivare la moto, gli acceco tutti con i fari che spengo in tempo per non farmi mandare a quel paese e spiego che sto cercando la dogana e che un ragazzo mi ha detto di venire qui.
Ah, signore non si preoccupi, quella persona voleva farle uno scherzo. La dogana é dritto di qui, poi a sinistra ed é arrivato.
Arrivo subito e mi metto a parlare con la poliziotta che é pure figa! Ah, tra l’altro una cosa sulle donne venezuelane la si può dire. Sono discrete, non bellissime come le colombiane però le poliziotte sono tutte sexy!
La tipa mi dice che se voglio uscire subito c’é un ufficio dell’immigrazione aperto 24 ore a due isolati più in dietro ed anche se dubito di trovare anche la dogana (o il Seniat, ricordate?) aperto a quest’ora vado a farmi un giro di ricognizione lo stesso.
Esco dall’immigrazione ed ovviamente il Seniat non apre fino a domani alle 21 per cui posso anche mettermi il cuore in pace ed andare a cercare un posto dove dormire.
Imbocco una stradina che risale un poco e per casualità mi ritrovo esattamente in quel centro residenziale dove la famiglia mi ha dato le indicazioni giuste. Arrivo, abbaglio tutti, spengo i fari, mi fermo.
Ma si é perso di nuovo?
No no signora, sono ricapitato qui per caso e già che ci sono la ringrazio. Sono stato alla dogana ma é chiusa per cui dovrò uscire domani
I presenti si consultano a vicenda e concordando in coro che si, dovrò uscire domani. Così ne approfitto per chiedere dove in San Antonio io possa trovare un posto tranquillo dove mettere la tenda. Spiego loro che ero pronto per uscire dal Venezuela, rimasto senza soldi per un hotel e che visto inconveniente con la dogana cerco un posto dove accampare.
Gli occhi dei presenti sono i tipici che ho visto per 8 anni, in tutti il mondo. Non capiscono perché un bianco europeo non se ne vada in hotel e preferisca accampare in tenda. Gli occhi lasciano me e si incrociano fra di loro, il silenzio si fa scomodo, poi qualcuno chiede qualcosa, dice qualcosa ed alla fine arriviamo alla conclusione che non ci sono posti sicuri dove dormire, specialmente adesso che sono tutti ubriachi ed in festa.
Non voglio invitarmi da solo a mettere la tenda nel garage di uno di loro e forse uno una delle tecniche che mi piace meno, però alla fine, fra una domanda “ingenua” e dei silenzi e delle allusioni sottilissime sulla mia preferenza di dormire in tenda che in un hotel, ma non per strada piuttosto in un garage, i presenti giungono alla conclusione che:
1. posso parcheggiare la moto al sicuro nel garage della vicina
2. posso dormire nella soffitta di Jesus.
Parcheggio la moto, tolgo le cose per la notte e comincio a presentarmi mettendo su un po’ di ironia, domande sulla cultura locale e passano le ore. Ho davanti a me un quartiere intero di vicini e persone che si conoscono da una vita ed il mio arrivo e permanenza per la notte é un imprevisto che tiene tutti allerta ma li unisce ancora di piú in questo atto solidale. Io so benissimo che domani, quando me ne andrò senza aver ucciso nessuno o rubato niente, saranno contentissimi di far tesoro di questo ricordo diverso da tutto il resto ed io so benissimo che quello che voglio di più é entrare nelle loro vite per una notte, mischiarmi con loro, sapere chi sono, cosa fanno, dormire nelle loro case, respirare l’odore delle cose che mangiano e vedere come arredano gli spazi privati della loro intimità.
E’ una cosa che semplicemente non riesco non fare. E’ bellissimo!
Per cui é giá tardi, io comincio a sbadigliare e Jesus e la sua famiglia mi invitano ad entrare. MI fanno fare la doccia, mi fanno mettere il mio materassino e cuscino nel salotto, mi prestano un cuscino vero e mi danno la buona notte. Ed io, prima di chiudere gli occhi, rimango assorto studiando i colori delle pareti, i soprammobili, la disposizione dei divani e gli occhi del gatto gigante che mi osserva con la faccia di uno che pensa:
Ma chi cazzo é questo che occupa il mio salotto e dorme per terra?
Alucinati racconto, molto esplicito, genuino, grande Gionata, sicuramente hanno visto il tuo carisma, che sei uno del “monton”, de gente umile!la fortuna ti ha sorriso ancora una volta, bravo!
sono i momenti più belli ed indimenticabili!