8 Gennaio 2013
Mi sveglio in silenzio, perchè se dico qualcosa crolla quell’equilibrio mistico che mi ha fatto dormire in un posto così.
Metto in moto e avanzo e giuro, GIURO!, passano 2 minuti e la strada cambia di brutto. Gli alberacci merdosi spariscono e si apre un canyon con un fiumiciattolo da un lato e dall’altro insenature di pietra in sentieri piatti di sabbia, ombre, luoghi rinchiusi e a pensare che ho buttato via una notte di sonno in un angolo immondo della statale cagando di nascosto per paura che le macchine mi vedessero e mi denunciassero come alieno nella macchia, mi girano ancora di più le palle.
Accelero, lascio alle mie spalle il rimorso e guardo avanti dove vedo il canyon farsi sempre più bello ad ogni curva. Decelero, faccio dei filmati, foto ed il sole è in alto ma on brucia mi dice “buongiorno”. Ho ancora le caccole negli occhi ma non riesco a scollare la vista di dosso al panorama, ai colori di sta zona, alle curve, al canyon ed alla bellezza intonsa di queste zone.
Peccato non avere di ste cose in Italia. O ce le abbiamo?
Quando la strada si raddrizza il malumore è sparito e c’è solo voglia di fare colazione e lavarmi almeno le mani e la faccia. Spezzatemi le gambe, picchiatemi, tiratemi merda ma non fatemi andare a letto con la faccia e le mani sporche!
Ieri ero talmente incazzato con il posto che avevo trovato che non ho nemmeno trovato un modo per lavarmi la faccia o i denti.
Avanzo un poco nel tratto retto che ondeggia fra gruppetti di arbusti e alberelli, il sole è ancora placido ed appare alla mia sinistra una casetta di legno nella zona di campagna che serve colazioni e caffè.
Omamma come ci sta bene questoooooooooooooooooooooooooooo – commento dentro al mio casco
Entro come se ottenere un caffè fosse la promozione dell’anno, faccio la mia richiesta dignitosamente, siedo e mi servono il caffè. Lo bevo lentamente, ascolto i ragazzi che mi siedono vicino e parlano in italiano, mentre la guida (una figa) spiega loro con uno spagnolo lentissimo che andranno in una zona bellissima e piena di ricchezza geologica.
Finisco il caffè quasi con una lacrima di nostalgia per la caffeina e me ne vado in bagno a tirarmi in faccia acqua e sapone come fosse l’elisir di lunga vita. Esco tutto mezzo, con i capelli a caso e con la faccia felice mi rivolgo al proprietario per pagare il conto ed iniziamo a conversare.
Spunta per caso il fatto che sto andando a Salta e poi su fino alla Bolivia e viene fatta menzione che non ci sono mappe adeguate alle strade boliviane. Poi lui punta dietro di sé su un dispenser di mappe in vendita e mi dice che ne ha unsa fatta di recente da un ragazzo straniero che le ha commercializzate.
Tieni, aprila e vedi se ti interessa.
La mappa distesa sul tavolino si rivela ai miei occhi con una luce intensa e parte anche una musichina ecclesiastica con scintille che mi circondano la faccia.
La prendo! Non avevo mai visto una mappa così ben fatta!
Esco con il mano un tesoro che difenderò a costo della vita, monto in sella, parto e il vento fresco rimbalza sulle chiazze ancora bagnate della mia faccia e dei capelli.
Bellissima sensazione avere la bocca impregnata di caffè, il vento fresco sulla faccia e la tua moto che fa un rumore rassicurante!
Avanzo ma di curve non se parla proprio più. Ci sono solo paeselli da ogni parte, con posti di blocco un po’ da per tutto e grande euforia per l’arrivo della Dakar che secondo loro passa qui domani.
Signore guardi che sono ancora in Perù, domani non passa nessuno.
Mi guarda incredulo come se gli avessi detto che babbo natale, la befana, la fatina del dentino e l’uomo sulla luna non sono cose vere. Poi, prima di un collasso nervoso, mi rende la patente e mi lascia andare. Guardo lo specchietto retrovisore e vedo lo stesso poliziotto impazzito che spara a tutti i presenti e poi si spara un colpo alla testa.
Scrivo ste cagate perchè 1 è notte, 2 vogli vedere se mi leggete a pezzi o no…
Comunque, sta di fatto che continuo continuo e continuo fino a che arrivo a pezzo che speravo di più, le curve di La Caldera. Sto pezzo a parte essere divertente ha dell’incredibile perchè tutta la montagna è stata asfaltata con una strada la cui ampiezza totale della carreggiata (le due corsie) è di meno di 4 metri. La carreggiata è piccola, ma le corsie, delimitate da una strisce comune, è quasi più stretta della moto ed in numeri impressi per indicare la velocità massima consentita (40 Km/h) sono più ampi della corsia stessa e strabordano nella corsia adiacente.
Insomma…
Mi mangio tutte le curve poco a poco per fare video e provare il nuovo supporto che SportCamera mi ha mandato. Il risultato è che posso mettere la video camera in più posti ed in meno tempo di quanto non ci mettessi con il tre piedi e la videocamera normale. Un grande accessorio per fare davvero delle riprese top!
Con il braccio riesco a fare riprese frontali come se niente fosse ed anche da angoli posteriori che possono avvicinarsi o meno all’angolo desiderato. Quando ho finito con i miei esperimenti scendo dalla lunga trafila di tornanti e mi ritrovo in Salvador de Jujuy che mi accoglie con un caldo afoso. Cerco qualcosa da mangiare, mi piazzo nella piazza centrale, cerco un po’ di ombra sotto un albero, mi tolgo la tuta e mentre mangio tengo d’occhio la moto.
Si avvicinano turisti di passaggio, per la maggior parte brasiliani che si avvicinano e mi chiedono foto e qualche informazione. Racconto loro la mia storia e la trovano a dir poco incredibile. Insisto nel dire che ho solo lavorato dove mi fermavo invece che fare il viaggio a tappe, tornando al mio lavoro ad ogni sosta, ma l’entusiasmo del gruppo è tanto che la conversazione va avanti.
Scappo solo quando sento che lo stomaco sta peggiorando e mi chiede di andare in bagno ora o me la faccio addosso. Mi scuso e vado in bagno nel ristorante dell’angolo tornando fuori con una faccia più pacifica del solito. Il gruppo è ancora lì e mi saluto mentre metto su la prima e riparto diretto verso Tilcara e la stazione di servizio.
Ho con me ancora dei pesos chilenos e presto lascerò l’Argentina per entrare in Bolivia. Se tutto va bene domani dovrei entrare a Villazòn, ma sono ancora a 300 km dal confine e questa notte la passerò in Argentina.
Arrivo a Tilcara ed invito una coppia che viaggia su una Falcon 400 a sederci per un caffè mentre gli passo delle mappe che mi avanzano e qualche consiglio per il tratto che faranno nei prossimi giorni. Abbiamo anche modo di scambiare pesos chilenos per pesos argentinos, evitando il costo di commissione per cui dopo una 30ina di minuti ci salutiamo e continuiamo per le nostre strade.
Ho il serbatoio pieno, un liro nuovo di olio motore e non è ancora troppo tardi. Prevedo arrivare ad Abre Pampa che non conosco ma che dalla mappa sembra abbastanza grande da avere un luogo in cui mangiare e un fiume, anche se suppongo saremo già oltre i 3000 metri sul livello del mare.
Arrivo alla cittadina con ancora un’oretta di luce e mi fiondo in una officina che trovo davanti a me e chiedo di saldare la staffa di alluminio del sensore velocità che ho rotto la sera del primo giorno di viaggio. Il signore è accompagnato dal figlio ed è molto disponibile. Ripara la mia staffa, mi chiede pochi pesos e mi dice dove potrei andare a dormire.
Sfortunatamente però il posto non è adeguato e torno sui miei passi che è già notte ed ho una fame tremenda.
Stasera si mette male.
Decido di pensare il da farsi con un panino in mano, anzi due e mangio la mia cena vicino alla moto, nella piazzetta davanti al venditore ambulante e penso.
Mi si avvicina un signore con un cappello e mi da del “buon appetito”. Si chiama Ramòn e mi chiede di dove sono, dove vado e mi dice che sarebbe lieto, se lo desidero, di ricevermi in casa sua, assieme a suo figlio.
La proposto è così repentina e diretta che non posso fare a meno di giocare con la fantasia ed immaginarmi chiuso in una stanza con Ramòn fuori con un vestitino kinky che tenta di entrare per seviziarmi, ma poi seguo il mio istinto e lo seguo a casa sua dove conosco il suo cane, suo figlio, il nipote e passiamo assieme qualche ora cenando e conversando delle bellissime storie di Ramòn, maestro di Agronomia per le scuole dei villaggi sperduti per tutto l’altipiano nordico di Argentina.
Questo uomo mi siede e comincia a parlare ed io non apro bocca mentre viaggio guidato dalle sue parole, nei suoi racconti di camminate interminabili per accedere ai paeselli dove poi avrebbe insegnato per qualche stagione.
Ha qualcosa di saggio questo uomo, qualcosa che è più delle storie che racconta. Ed ha una cordialità umana che sfiora la misericordia.
Mi rilasso parlando con lui e quando è l’ora di coricarsi mi chiese se voglio rimane un giorno in più, per approfittare di conoscere la sposa che torna domani da Salta.
Ma la domanda che mi pervade prima di chiudere gli occhi nel suo letto degli ospiti è un’altra.
qual è sta domanda???
ti piacerebbe eh???? ;-P