Episodio 7
[Video] Episodio 7
2017: Tour dei guadi d’Islanda – Episodio 7
Questa giornata di viaggio è tutta dedicata alla F205 che porta a Laki. Arrivati alla fine del percorso abbiamo due scelte: scendere dalla stessa strada (sterrato buono + 2 guadi) o scendere dal sentiero alternativo (che sulla mappa non è nemmeno indicato come strada).
Non sappiamo se troveremo guadi, ma durante una sosta pranzo due ragazzi su monocilindrici ci raggiungono e ci dicono che troveremo 2 guadi, il secondo più grande del primo.
Anche loro sono diretti lì e hanno una mappa molto dettagliata. Inoltre guidato moto leggere e indossano bermuda impermeabili da pesca.
Ce li ritroviamo al secondo guado, fermi a decidere se tentare l’attraversamento o no.
Per me questa scena è l’ennesima riprova di quanta libertà offra questo fantastico strumento chiamato moto. La moto mi permette di viaggiare dove voglio, quando, voglio, quanto voglio, come voglio, con chi voglio.
E la cosa bella è che lo permette a tutti.
Da sempre per me la moto è motivo di forti emozioni e strumento in grado di produrre nel mio corpo molta adrenalina. A volte rischio, a volte mi espongo, ma questo è il modo che amo di usare la moto in viaggio e non lo cambierei per nessun motivo!
Siamo qui in Islanda per dare la caccia ai guadi e su questo sentiero ne abbiamo trovato uno più arduo del previsto. Possiamo tornare indietro, la strada già la conosciamo, oppure tentare di andare avanti.
I due ragazzi che ci hanno preceduto siedono sul suolo e ripetono “abbiamo controllato, è impossibile gudarlo”, ma noto che i loro stivali sono asciutti e così non mi faccio convincere.
Nella vita ci sono persone che vogliono dissuaderti dal fare qualcosa semplicemente perchè se provi e ci riesci, screditi sopratutto chi aveva una scusa per non provarci. È una circostanza che capita spesso, sulla moto come nella vita.
Così io e Ylenia ci guardiamo, guardiamo la nostra bicilindrica a pieno carico e ci ricordiamo dei sacchetti della spazzatura che abbiamo negli stivali, per tenere i calzini asciutti.
Scegliamo di “provarci comunque”, perchè ho imparato che ciò che appare gigante agli occhi e alla mente, o rischioso o non necessario o “non vale la pena”, se ci provi, alla fine si rivela avvincente, emozionante e indimenticabile.
Mi sono trovato mille volte in situazioni come questa e non voglio privarmi dell’adrenalina e del ricordo di questa sfida.
Così entro a piedi per esplorare il fondo e (vedi foto) i due ragazzi rimangono a guardare increduli, ma convinti che io e Ylenia ci arrenderemo. Ma quando torno e dico a Ylenia che è fattibile e la prendo a cavalluccio, loro montano in sella e se ne vanno.
Quella sera io e Ylenia abbiamo dormito in hotel, i due ragazzi non sappiamo. Non li abbiamo più visto. Siamo però tutti arrivati a destinazione quella sera. Tutti in moto e tutti al sicuro. Loro con il dubbio che ce l’abbiamo veramente fatta e noi con quel ricordo elettrizzante di aver guadato un fiume di 600 metri in un tempo di 7 minuti.