Vietnam: Emma
NOTA: questo articolo è stato riesumato da un archivio web nel Agosto 2015 e postato rispettando la data originale in cui è stato scritto la prima volta. Testo trascritto senza alcuna correzione
Quando entra nella stanza del dormitorio dove divido da solo una camerata con 6 letti, sono le 5 del mattino e gia’ la odio.
Ma odio chiunque mi svegli a quell’ora, credo.
Non mi faccio vivo per tutta la mattinata.
Poi a serata inoltrata faccio ritorno alla mia stanza dove la trovo che si mette il pigiama.
Ha scelto il letto sopra il mio, nonostante ce ne fossero altri 4 liberi.
Non so come ci presentiamo che io sono Italiano e lei Iraniana.
Poi dopo un’ora che parliamo mi complimento per il suo inglese e le faccio notare che suona proprio di scuola londinese e non americano come il mio.
Scoppia a ridere e mi dice che e’ di Londra e che sono io che non ho capito un bel niente dalla nostra presentazione.
Il suo corpo e’ minuto, la sua pelle scusa e gli occhi grandi.
Ma la sua voce, quella basta a farmi accettare la sua proposta di passare assieme a lei e ad altri 12 turisti, due giorni ed una notte sulla nave che approdera’ ad Ha Long Bay.
Casualmente l’ultimo posto rimasto e’ il mio.
Durante i racconti della buona notte scopro come molte altre persone (lei compresa) viaggiano con nessun’altro scopoche quello di aiutare gli altri.
Lei e’ stata nello Sri Lanka o Lanca per diversi mesi.
La sua famiglia e’ un concentrato di arte e moda che disegna e realizza quadri e veste anche qualche eccentrica individualita’ a Londra.
Lei e’ pittrice e stilista, come il padre.
Ma mi affasciana come invece di parlare di se, lei parli dei bambini che ha amato nel paese che le manca e come le sue situazioni mi risultino sempre divertenti e commoventi allo stesso tempo.
Ce la ridiamo e ci prendiamo in giro.
Poi e’ il momento della buona notte.
Non c’e’ mai un tempo limite o stabilito per una primo bacio, ma io sono troppo rincoglionito per avere anche solo uno spunto valido per avvicinarmi a lei e cosi’ professo il “buona notte” piu’ squallido della mia vita.
La giornata ad Ha long Bay prosegue piacevole. Siamo sempre accanto ed in coppia.
Durante i pasti con gli altri escono i soliti discorsi di rito su
…dove sei stato
…da quanto
…perche”
…dove vivi ecc
Nessuno si aspetta di saperci solo amici. Appariamo come una coppia.
Quando annuncio che “eeheh… actually we met just yesterday” si alzano perfino grandi gesti di stupore.
Il pomeriggio prevede una gita alle grotte e poi attivita’ di gruppo (che Dio mi aiuti). Emma mi invita a farle da partner per il Kayak.
Accetto e mi autoderido nel realizzare che sono un pessmio vogatore e che non faccio altro che schizzare la mia compagna che con pazienza cerca di coordinarmi.
Siamo dunque nel mezzo delle isole che ripide si innalzano nel verde del mare cinese.
Niente intorno a noi, solo silenzio e rumori remoti di onde sugli scogli.
I miei piedi tagliati dallo specchio dell’acqua.
I suoi capelli che profumano di lei e la sua voce che esce dalle labbra che adesso vedo ad un palmo dalla mia guancia.
Come mi tiene qui fermo, mi chiedo.
La paura di un rifiuto.
Forse di sentirmi brutto.
Od inadatto al desiderio che provo per questa donna.
Non so….
Il tempo di un bacio lo sento… si avvicina… mi tira a se…raggiunge il suo apice e poi svanisce, li’ dove le mie mai avute incertezze lo lasciano decadere.
Ed e’ frustrante.
Non capisco perche’.
Non era cosi’ prima.
Non era cosi in Italia, in Giappone o Corea.
In Cina forse.
Non so.
Sta dio fatto che i nostri corpi e le nostre aspettative prima vicine, adesso si riallontanano per pi trovarsi sole.
Ritorniamo alla Baia in silenzio.
Lei non dormira’ nella mia stanza stanotte, lo so gia’.
E di fatto dividera’ la stanza con una coreana sconosciuta.
Pessimo pessimo pessimo gionata.
Ma che vuoi farci.
Questa e’ la verita’
Un abbraccio.
gionata