Vietnam: Minks 1 – Gionata 0
NOTA: questo articolo è stato riesumato da un archivio web nel Agosto 2015 e postato rispettando la data originale in cui è stato scritto la prima volta. Testo trascritto senza alcuna correzione
Ieri sera e’ successo TUTTO!
A parte le varie soste forzate per fine benzina (la riserva entra, ma la moto sembra rifiutarla) nei posti più lontani in assoluto dai distributori. E quindi spingi spingi spingi sotto ‘sto sole fortissimo e quest’afa tropicale. Intanto il sudore e la sporcizia di due giorni si accumula sulla mia faccia e il nero sotto alle mie unghie sembra essersi tatuato sulle mie dita.
Quando ormai sono a fine tratta giornaliera, passo le mie ore a scrivere su internet e ZAC! nel momento più ispirato, mentre scrivevo una cosa bellissima salta la luce all’internet point e perdo tutto. Me ne vado, in cerca di cibo con cui acquistare il nervoso. Nell’unico ristorante della zona lavora la coppia di vietnamiti meno perspicacie che io abbia mai conosciuto. Non bastano le vignette o mostrare loro i contanti per farmi spiegare quanto costa la roba e cosa posso mangiare di commestibile. Me ne vado affranto.
La benzina e’ di nuovo quasi finita e mentre realizzo che sono nel deserto, ZAC, serbatoio vuoto di nuovo. Sulla statale, al buio pesto, affamato e senza la voglia di spingere, spingo per 3 km sudando ulteriormente e arrivando al distributore straziato e deriso dai bambini. Litigo per 5000 dong di olio e dopo essermi avviato, dopo nemmeno 2 km. PUM, nel mezzo del deserto di nuovo, dove non c’e’ luce o niente che possa aiutarmi, mi si buca la ruota di dietro.
Ho i ricambi e gli attrezzi per ripararla, ma sono avvolto dall’oscurità. I camion che sfrecciano mi abbagliano per un secondo. Troppo breve per permettermi di intervenire sulla moto. Ed estremamente veloci per permettermi di sopravvivere in caso di impatto accidentale. Spingo fino ad una baracca che monta una lampada al neon. Non ho voglia di lavorare adesso, ma devo.
Il tipo che esce dalla casa mi scaccia via dicendo
“no no, tu chilometer” e io gli faccio il verso nel modo più offensivo possibile aggiungendo “Vietnam!!!! Number ONE!!!!!!
Rimando l’operazione all’alba e mi accampo sul ciglio della strada, li dove il bordo discende di un metro lungo un bordo in discesa. La stanchezza e lo stomaco vuoto non mi fanno capire che sono disteso nella mia tenda esattamente nel punto in cui un veicolo finisce in caso di perdita di controllo. Da dentro il mio sacco a pelo, il mio maleodorare è pungente e mi nausea.
Quando mi sveglio di scatto mi sembra di non aver dormito che 15 minuti. Invece sono già le 4 del mattino e il sole sta per spuntare. Mentre mi diletto nelle foto che vedete, realizzo che la Minsk e’ fatta tutta diversa dalla TA e che per togliere il copertone mi ci vogliono 10 minuti. La camera d’aria si e’ appiccicata chissà dove e non mi permette di fare leva sulla sola camera d’aria.
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Alla fine ci riesco.
In strada, rinfrescato dal vento contrario cerco un compressore, una bottiglia d’acqua e del cibo. Mangio panini francesi con pesce preparato non so come e mi propongo in un semi spogliarello che costringe la padrona del bar a farmi avere una tinozza con acqua gialla con cui farmi una doccia rudimentale. Con gli occhi di tutti i commensali addosso canto “in fondo al mar” facendomi shampoo, barba, unghie e lavata di denti in tempo record di 15 minuti.
Mi chiedono 1000 dong per la doccia e scappo ridendo.
Pulito e soddisfatto, vado a bruciarmi di più l’enorme naso che mi ritrovo sotto sto sole delle 12.
Un abbraccio.
gionata