Vietnam: Spalle rosse, cuore caldo e freschezza mai provata
NOTA: questo articolo è stato riesumato da un archivio web nel Agosto 2015 e postato rispettando la data originale in cui è stato scritto la prima volta. Testo trascritto senza alcuna correzione
In fondo me la sono voluta.
Ci sono io su questa motoretta 125 che strombazza per la campagnia.
Si girano i bambini, gli uomini, gli animali.
Tutti.
Cosi’ sudatissimo, accaldato e tostissimo, metto a nudo la mia peluria virile e me la guido sotto il sole vietnamita per due giorni.
Durnte le soste la gente si avvicina al solo scopo di tirarmi i peli del petto ed esprimere il proprio discusto con facce che non avevo mai visto prima.
Quando poi vedo un lago mi ci tuffo per sciacquare via il timore di dover scontare la notte a maledire me ed il fatto di non aver messo nemmeno ‘sta volta un po’ di crema.
Ed eccomi li, accampato anche stanotte a scandire il silenzio della notte con qualche
“cazzo”
o anche
“acc….mavaffanculo!”
mentre mi giro a velocita’ bradidipica cercando di non farmi male e intanto il sonno non arriva.
C’e’ una sorta di innata e riscoperta vena poetica ed anche una vena romantica nell’affermare
ho scoperto i benefici del viaggiare all’alba e coprire la distanza che mi sono prefissato entro le prime ore del mattino, viaggiando con una freschezza ed una quiete piacevolissime
Perche’ in realt;a stanotte non ho dormito per niente a causa delle scottature e quindi.
Oltre tutto mi sono accampato accanto alla locanda in cui avevo cenato.
Un acena per 40000 dong sono una ladreria, ma in Vietnam sono poveri per davvero, non come in Cina, e quindi se sei straniero sei ricco e non si duscute sul prezzo.
I commensali si alleano e fanno in modo che la cameriera non si faccia impietosire e ti chieda 4 volte tanto per un piatto di riso.
Sono dentro la sola zanzariera, con la luce della luce che entra dentro ai miei occhi e mi accorgo piano piano che il posto che sembrava calmo in realta’ e’ l’autostrada A11 di domani dove anche nelle ore notturne circolano TIR che strombazzano anche se non c’e’ nessun’altro.
Quando poi i passaggi dei veicoli si rarefanno, ecco che passa il treno locale piu’ lungo, piu’ lento e piu’ rumoroso della storia.
Una processione acustica interminabile che mi martella il cervello e che amplifica la scomodita che la mia schiena briciata mi causa.
Bel giro del mondo penserete.
Bhe’, si impara proprio da queste cose a non essere pigri per scegliersi un posto per la notte e guardare bene ed a mettere su un po’ di crema per fare il figo in moto e sorridere alle giovani bellezze vietnamite.
Cosi’ alle 5, quando tutto finalmente tace, metto in moto di nuovo e me ne vado in giro per il mondo.
E devo dire che la ricompensa mi e’stata data.
Alle 8, quando cominciava appena a farsi caldo, ero gia’ a 200km gionralieri percorsi.
Pero’!
Un abbraccio.
gionata